Scultura a Malpensa: ecco svelata l’Idea di Cavaliere di Marino Marini, in mostra fino a fine agosto nell’aeroporto di Milano
Si apre come fosse il portale d’accesso a un’altra dimensione la parete scorrevole che nasconde l’Idea del Cavaliere di Marino Marini, tesoro delle civiche collezioni meneghine in trasferta fino a fine agosto all’aeroporto di Malpensa. Attonito guardiano che saluta chi parte e accoglie chi arriva in quella no man’s land della Porta di Milano, spazio […]
Si apre come fosse il portale d’accesso a un’altra dimensione la parete scorrevole che nasconde l’Idea del Cavaliere di Marino Marini, tesoro delle civiche collezioni meneghine in trasferta fino a fine agosto all’aeroporto di Malpensa. Attonito guardiano che saluta chi parte e accoglie chi arriva in quella no man’s land della Porta di Milano, spazio di decantazione tra l’hub aeroportuale e la stazione ferroviaria, fugace deserto liberato dal chiasso del linoleum e delle luci al neon, dal bruciato sulle piastre che scaldano i panini, dai bivacchi di turisti mollati a terra.
Si rinnova l’esperimento voluto l’anno passato con la riscoperta dei Sette Savi di Fausto Melotti, soggetti a un restauro che sapeva di riscoperta: l’arte torna in aeroporto, scheggia di bellezza che vuole rappresentare il mood tutto milanese per un contemporaneo che si riconosce nelle asperità tattili degli Alik Cavaliere e dei Silverio Riva, nei riflessi eleganti di Pomodoro. È assisa al centro di un laicissimo altare bianco la figura di Marini, splendida nella sua drammatica e nervosa ammissione di fragilità emotiva; forse proprio per questo un po’ penalizzata da un allestimento che non riesce, per quanto minimale, a non risultare invadente. Quasi respingente. Negando quel senso di comunione che chiama all’abbraccio, all’incontro tra chi guarda e l’opera stessa; privando di una visione a tutto tondo che avrebbe potuto suggerire diversa empatia.
Ma poco importa la forma, vale la sostanza di un’operazione che vede nel rinnovo della partnership tra SEA e Comune di Milano la capacità di riconoscere i buoni maestri, assunti a icona di una città che prova a rivendicare e mettere in valore il proprio passato. E in tempi di cataratta istituzionale non è fattore banale.
– Francesco Sala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati