Björk al MoMA: Biophilia è la prima app ad entrare nelle collezioni del museo, che nel 2015 dedicherà alla cantante una retrospettiva
Ha fatto scuola, prima portando una ventata d’aria fresca nel mondo della musica d’autore; poi in senso letterale. Con l’app touch screen multimediale gemmazione del suo album Biophilia ad entrare nei programmi didattici di scuole a Oslo e Parigi, Los Angeles e Reykjavik, New York e San Paolo. Successi trasversali quelli che incontra Björk, sempre […]
Ha fatto scuola, prima portando una ventata d’aria fresca nel mondo della musica d’autore; poi in senso letterale. Con l’app touch screen multimediale gemmazione del suo album Biophilia ad entrare nei programmi didattici di scuole a Oslo e Parigi, Los Angeles e Reykjavik, New York e San Paolo. Successi trasversali quelli che incontra Björk, sempre più a proprio agio nel ruolo dell’artista totale, che espande la propria creatività oltre i confini e i cliché della sola musica.
Proprio Biophilia è al centro delle attenzioni di una tra le collezioni più importanti al mondo: dopo aver aperto le proprie porte al rutilante mondo dei videogame il MoMA annuncia che anche l’applicazione costruita dalla cantante in collaborazione con Scott Snibbe e un serissimo staff di scienziati ed educatori diventerà patrimonio del museo. Diventando di fatto la prima app scaricabile a diventare oggetto da museo. Una specifica determinante il termine “scaricabile”, perché ad essere acquistate dal MoMA sono state in passato altre applicazioni digitali: a partire dalla Reactive Books licenziata, eravamo nel 1994, da John Maeda.
Primato assoluto o relativo poco importa: resta il fatto che con Biophilia si compie un ulteriore passo avanti nella sintesi tra sfera della comunicazione, nuove tecnologie e arte in senso stretto. La app definisce ognuna delle dieci tracce dell’album come se fosse un corpo celeste: cliccando sulle diverse stelle si accede alla loro struttura, costruita come un’amalgama frattalica di colori da manipolare, orientare, organizzare durante l’ascolto di un brano che reagisce all’azione modificandosi, trasformandosi dunque in un processo di composizione sonora e visuale condivisa.
L’acquisto di Biophilia è l’anticamera della grande retrospettiva che il MoMA dedicherà alla cantante islandese nel 2015: appuntamento il 15 marzo a Manhattan per l’opening di una mostra che sembra passerà in rassegna le innumerevoli trasformazioni stilistiche di un’artista davvero totale. E che pare conterrà anche un inedito firmato a quattro mani con il celeberrimo hacker americano Andrew Huang , evoluzione del concetto di brano visuale sperimentato in Biophilia , attualmente in fase di costruzione con Autodesk, software per la modellazione tridimensionale.
– Francesco Sala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati