“Critici italiani improvvisati, è una vergogna”. Anche Arturo Schwarz prende le difese dell’artista cinese Wang Guangyi: ecco la sua lettera e la risposta dell’artista
Non si ferma la levata di scudi di critici e storici dell’arte in difesa dell’artista cinese Wang Guangyi, oggetto del maldestro – nella migliore delle ipotesi – attacco da parte del settimanale L’Espresso di cui parlavamo già ieri. Lo facevamo pubblicando in un articolo la lettera aperta indirizzata da Demetrio Paparoni a Bruno Manfellotto, direttore […]
Non si ferma la levata di scudi di critici e storici dell’arte in difesa dell’artista cinese Wang Guangyi, oggetto del maldestro – nella migliore delle ipotesi – attacco da parte del settimanale L’Espresso di cui parlavamo già ieri. Lo facevamo pubblicando in un articolo la lettera aperta indirizzata da Demetrio Paparoni a Bruno Manfellotto, direttore del settimanale, che in un trafiletto affermava che Wang Guangyi appoggerebbe con il suo lavoro la propaganda della Rivoluzione culturale cinese. Oggi è un altro personaggio, un gigante della storia dell’arte del Novecento come Arturo Schwarz, ad indirizzare direttamente a Guangyi una lettera di sostegno, che non risparmia considerazioni poco onorevoli per certa “critica d’arte”. La trovate qui sotto, seguita dalla risposta dell’artista cinese…
Caro Guangyi,
desidero esprimerti la mia più completa solidarietà. Ho letto dell’infondato attacco contro di te. Non essere sorpreso: in Italia – come altrove – persone che non hanno ricevuto alcuna educazione artistica si improvvisano come critici. È una grande vergogna, ma così è la vita. Per tutte le persone che hanno avuto il piacere di conoscere la tua arte tu rimarrai un grande artista del tutto indipendente e che non ha mai temuto di attaccare il regime.
Un caloroso saluto
Arturo
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Mio caro Arturo,
ho letto la tua e-mail e poco dopo ho avuto la lettera aperta al direttore dell’Espresso. È stato attraverso queste e-mail che ho saputo dell’articolo apparso sull’Espresso dove si fa riferimento alla mia arte. La mia sensazione è che chi ha scritto quell’articolo non è una persona che si occupa normalmente di arte. Da artista, secondo il mio modo di vedere le cose, è la politica che deve essere al servizio dell’arte, e non viceversa. Sotto questo aspetto non è importante in quale sistema un artista viva, l’importante è che il suo pensiero mantenga sempre una distanza dal potere politico nazionale. Penso che l’artista dovrebbe trascendere la politica. Sotto l’aspetto artistico, la Ragione di Stato è il demonio al quale l’artista non deve mai fare concessioni per mantenere intatta la sua integrità. Non c’è dubbio che la politica incide sui miei stati d’animo, ma non le posso concedere di condizionare la mia arte, dettandomi i temi di cui mi devo occupare.
Mi rincuora avere amici come te e Demetrio Paparoni in Italia, che capiscono e amano la mia arte.
Un caro saluto
Guangyi
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