Il racconto per immagini di una “Parata per il Paesaggio”. La performance di Andreco, a Santa Maria di Leuca. Percorrendo territori di confine
Un luogo del margine. Un punto estremo, al confine della Puglia, dell’Europa, del Mediterraneo. Un lembo d’Italia, a Sud, per riflettere sulla storia, gli orizzonti, le tradizioni e le relazioni che fanno l’anima di un territorio. Siamo a Santa Maria di Leuca, nel Salento, nei pressi dell’ex Colonia Scarciglia, possente struttura costruita nel 1928 a ridosso […]
Un luogo del margine. Un punto estremo, al confine della Puglia, dell’Europa, del Mediterraneo. Un lembo d’Italia, a Sud, per riflettere sulla storia, gli orizzonti, le tradizioni e le relazioni che fanno l’anima di un territorio. Siamo a Santa Maria di Leuca, nel Salento, nei pressi dell’ex Colonia Scarciglia, possente struttura costruita nel 1928 a ridosso di un tratto del litorale leucano, sul promontorio di Punta Meliso: un paesaggio mozzafiato, di mare, di grotte e di scogliere, a incorniciare questo edificio un tempo destinato ad accogliere i bambini indigenti e oggi in uno stato di degrado. Abbandonato, come tante bellezze monumentali del Paese: un passato importante e un destino assente, che nessuno riesce a immaginare.
Qui, grazie al progetto “Gap, la città come galleria d’arte partecipata”, finanziato da Fondazione con il Sud, l’associazione Ramdom ha avviato dei percorsi di ricognizione creativa, con tre artisti che, tra maggio e giugno 2014, hanno lavorato sullo spazio, le dinamiche sociali e le politiche culturali.
L’ultima azione, dopo quelle di Luca Coclite e Alessandro Carboni, ha avuto come protagonista Andreco. In occasione de 2 giugno, festa della Repubblica scandita da parate militari e cermimonie istituzionali, l’artista ha organizzato la sua “Parata per il Paesaggio”, esperimento d’arte pubblica che ha coinvolto i residenti. Un lavoro originato da molte letture – tra tutte i testi del geografo Eliseè Reclues – da lunghe riflessioni e immersioni nella natura, cercando di riaccendere nelle comunità locali il senso del radicamento, il bisogno di rivendicazione, la bellezza di una coesione sociale che è tutt’uno con la memoria dei luoghi, con la loro difesa, con la loro identità.
Insieme ad alcuni cittadini e alla banda musicale del posto, Andreco ha dato vita a una tribù immaginaria, che ha sfilato lungo le scogliere aguzze, dopo aver attraversato la città: un rito profano che ha unito, simbolicamente, le punte estreme di un paesaggio, il Mare Adriatico e il Mar Ionio, fusi nel canale di Otranto, e ancora aree urbane dismesse a aree abitate, terreni liminali e incerti, punti critici e spazi in mutazione. Fino ad arrivare di fronte alla Colonia fantasma. Un modo per condividere una dichiarazione d’appartenenza e una richiesta d’attenzione per il patrimonio locale. Tra le mani, come inediti vessilli, lo strano coro portava delle bandiere, su cui erano disegnate – nella classica forgia stilizzata delle geometrie organiche di Andreco – le rocce e i sassi del litorale. Icone nuove di una bellezza resistente.
Così, l’insolita parata, ha declinato in una chiave politica, sociale, umana, geografica e culturale, il volto di un luogo di confine e la voce della sua comunità. Il racconto dell’esperienza in questo suggestivo reportage fotografico.
– Helga Marsala
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