Sebastião Salgado inaugura a Milano lo spazio che… già c’era! Dopo l’addio a Forma, Palazzo della Ragione “diventa” casa della fotografia
Se nel mio garage, invece di parcheggiare l’automobile, piazzo amplificatori e batteria e ci faccio suonare gli amici… che cos’ho? Una sala prove, ovviamente: che è tale a prescindere dal fatto che io la chiami in questo modo o continui a riferirmi a lei come al garage. È la funzione a determinare la natura del […]
Se nel mio garage, invece di parcheggiare l’automobile, piazzo amplificatori e batteria e ci faccio suonare gli amici… che cos’ho? Una sala prove, ovviamente: che è tale a prescindere dal fatto che io la chiami in questo modo o continui a riferirmi a lei come al garage. È la funzione a determinare la natura del luogo, prima ancora del nome che scelgo di dargli. Un po’ come la vecchia storia della rosa nel Romeo e Giulietta di Shakespeare. Che mantiene lo stesso profumo anche se la chiamo cucchiaio, divano o Giampiero.
Alla luce di questa ovvietà odora un po’ di stantio l’operazione lanciata in pompa magna dal Comune di Milano, che esponendo la Genesi secondo Sebastião Salgado annuncia per bocca dell’assessore alla cultura Filippo Del Corno: “inauguriamo Palazzo della Ragione quale spazio dedicato in modo permanente ed esclusivo alla fotografia”. Cosa? Parliamo dello stesso Palazzo della Ragione dove nel 2010 hanno abbiamo visto le retrospettive su Francesca Woodman e Steve McCurry? Lo stesso posto che nello stesso anno ha accolto gli scatti di Stanley Kubrick? Quello che nel recente passato ha visto in mostra Giovanni Gastel e i maestri della storica rivista americana Camera Work, Weegee e Wilhelm von Gloeden?
In Piazza Mercanti, a un passo dal Duomo, uno e un solo Palazzo della Ragione esiste: siamo alle prese quindi con la medesima location, spazio che di fatto negli ultimi dieci anni ha accolto in modo se non totale certo preponderante mostre fotografiche. Dove sta allora la novità? Da nessuna parte. Non nella sede, che resta uguale a se stessa; non nella liaison che vede Civita, Gamm Giunti e Contrasto collaborare a questa mostra e – si suppone – a quelle che verranno, così come hanno fatto in passato per altri eventi; non nell’assenza di progettualità: si inaugura un “nuovo corso” le cui tappe future restano, al momento, sconosciute ai più.
Sarebbe forse opportuno ricordare all’assessore Del Corno che Milano non avrebbe avuto bisogno di “nuovi” spazi per la fotografia se Forma non fosse stata costretta al ridimensionamento. E che non si può barattare l’attività di un centro che studiava, analizzava, insegnava, archiviava, produceva e – alla fine di tutto – esponeva, con una sala che accoglie mostre blockbuster come quella di Salgado, approdata a Milano dopo i passaggi a Venezia e Roma. O forse si può anche fare, ma con l’onestà intellettuale di non provare a spacciare l’operazione per una novità.
– Francesco Sala
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