Sotto Picasso un altro Picasso: le radiografie svelano un ritratto ignoto sotto la pellicola pittorica della “The Blue Room” oggi a Washington.

Si chiama Picasso, ma non è ancora “quel” Picasso il ragazzo di nemmeno vent’anni che entra nel Novecento mollando la Spagna per andare a Parigi, seguendo il sogno di lasciare un segno nella storia dell’arte. Ce la farà, naturalmente, ma i primi tempi sono duri se non durissimi: non gira un soldo e come capita […]

Si chiama Picasso, ma non è ancora “quel” Picasso il ragazzo di nemmeno vent’anni che entra nel Novecento mollando la Spagna per andare a Parigi, seguendo il sogno di lasciare un segno nella storia dell’arte. Ce la farà, naturalmente, ma i primi tempi sono duri se non durissimi: non gira un soldo e come capita a molti anche a lui tocca di dover riciclare le tele, coprendo abbozzi di opere sacrificabili con nuovi temi e nuovi soggetti. Come accaduto per il celeberrimo La vie oggi a Cleveland, sotto la cui pellicola pittorica si scopre da una radiografia del 2012 un soggetto diverso da quello che oggi apprezziamo; come accade ancora in queste settimane per un altro capolavoro. Sempre conservato negli Stati Uniti. È la Phillips Collection di Washington a diramare la notizia e diffondere le prove della nuova straordinaria scoperta: una serie di radiografie dimostra come Picasso, nel 1901, dipinge The Blue Room sopra il ritratto di un uomo pensieroso, la mano destra a puntellare il volto malinconico, una smorfia annoiata incorniciata da baffi e pizzetto.
E scatta ora, naturalmente, la caccia all’identità dello sconosciuto: esclusa per ovvi motivi di fisiognomica la pista dell’autoritratto si guarda, in attesa di svelare l’arcano, dalle parti di Ambroise Vollard, il primo mercante del Picasso parigino – e dei vari Cézanne, Rouault, Gauguin e van Gogh.
La scoperta arriva dopo un lungo lavoro di analisi scientifiche, che ha visto gli esperti della Phillips Collection coinvolgere gli staff del Winterthur Museum, della National Gallery di Washington e della Cornell University.

– Francesco Sala

 

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