Veni, vidi, vici: fotogallery dall’Antikenmuseum di Basilea, dove funziona l’allestimento shock per la mostra dei marmi delle collezioni Santarelli e Zeri
Il refrain che rimbalza nella testa, passando per le sale dell’Antikenmuseum di Basilea, si fa da tarlo a voce sempre più insistente. L’avessero tentato in Italia un allestimento del genere per una mostra di arte classica, si fossero azzardati a mollare il rosso pompeiano, le luci di scorcio di aroma caravaggesco, i grigiumi e le […]
Il refrain che rimbalza nella testa, passando per le sale dell’Antikenmuseum di Basilea, si fa da tarlo a voce sempre più insistente. L’avessero tentato in Italia un allestimento del genere per una mostra di arte classica, si fossero azzardati a mollare il rosso pompeiano, le luci di scorcio di aroma caravaggesco, i grigiumi e le vetustà assortite, li avrebbero presi per matti. Avresti letto le reazioni furibonde di archeologici prossimi allo shock anafilattico da morso di novità incipiente, e non sarebbe stato un azzardo immaginare picchetti con fiaccole e forconi fuori dalla porta del museo.
Ma invece il tutto accade in Svizzera: dove il gusto è questione vissuta con liberalità più sbarazzina, dove nessuno cerca convulsamente la fondina quando tenti certi esperimenti. Che funzionano, nella loro semplice linearità, e riescono a svecchiare persino ciò che vecchio lo è per definizione. La statuari classica, non propriamente materia da solleticare ogni tipo di palato; nemmeno affare che a queste latitudini, assuefatte di contemporaneo, immagineresti raccogliere attenzioni.
A trovare la quadratura del cerchio è allora la Fondazione Roma, che dopo la mostra di due anni fa a Palazzo Sciarra, esporta settanta marmi delle collezioni Zeri e Santarelli nel museo diretto da Andrea Bignasca. Gettando il seme per un dialogo con la Swiss Luxury & Culture Management, giovane hub con base nel Canton Ticino che svolge il ruolo di intermediario tra i diversi soggetti che compongono la filiera della creazione di mostre ed eventi culturali – istituzioni, prestatori e naturalmente, soprattutto, finanziatori.
Il flusso espositivo racconta quindici secoli di scultura, dall’epoca dei Severi al Barocco maturo, dall’Urbe degli imperatori a quella dei papi. E fissa al tempo stesso i punti cardinali di una tendenza al collezionismo che si misura di generazione in generazione attraverso lasciti, acquisti, recuperi, integrazioni e interpolazioni; diventando duplice narrazione, carta d’identità di chi ha creato e chi ha comprato, custodito, preservato.
La curatela di Dario Del Bufalo procede per accostamenti tematici, giocando su parole chiave che mescolano il passato remoto a quello più recente,facendo didattica senza il peso dei dogmatismi; i marmi esplodono nel loro nitore, esaltati dalle pareti rosa shocking e verde acido, giallo acceso e color malva. Soluzione inedita ed eretica, ma assolutamente piacevole. La cromoterapia giova all’antico.
– Francesco Sala
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