Art in Nature: un’installazione green di Bob Verscheuren nel parco di Villa Panza. Il baluardo FAI rinnova la liaison con Arte Sella
Eppur non si muove. Nonostante la sua forma sia icona stessa del movimento e nonostante sia stata inventata proprio per andare. Resta lì, immobile: in una fissità che è sfida alla propria identità e al contesto in cui viene collocata – un declivio che invita a corse sfrenate – , oltre che alla matrice apparentemente […]
Eppur non si muove. Nonostante la sua forma sia icona stessa del movimento e nonostante sia stata inventata proprio per andare. Resta lì, immobile: in una fissità che è sfida alla propria identità e al contesto in cui viene collocata – un declivio che invita a corse sfrenate – , oltre che alla matrice apparentemente effimera che la contraddistingue. È The Slope, la ruota di sei metri di diametro che il land artist belga Bob Verscheuren realizza per Villa Panza: un intervento di monumentale delicatezza, creato raccogliendo i rami sacrificati dalla potatura degli alberi del parco, intrecciandoli tra loro in una rete a maglie strettissime. Un abbraccio inestricabile quello che contraddistingue l’opera, svelata al pubblico nella serata di giovedì 17 luglio con l’accompagnamento delle sonorizzazioni di Pietro Pirelli; un abbraccio che riflette quello tra il luogo simbolo del FAI e Arte Sella, realtà che per il secondo anno consecutivo lavora nell’ambito del progetto Art in Nature per portare sulle rive del Lago Maggiore nomi importanti dell’arte green. Nel 2013 fu Stuart Ian Frost a prendere possesso degli spazi del parco, con tre sculture concepite assemblando 30mila blocchi di legno di faggio destinati a dissolversi con il passare del tempo, a decomporsi dolcemente; tra un anno atteso l’arrivo di Peter Randall-Page. Oggi tocca a Verscheuren declinare a Villa Panza la propria ricerca, fortemente legata al concetto dello scorrere del tempo e allo iato tra vita e morte: The Slope si propone allora come monumento all’inarrestabile, all’inesorabile flusso tumultuoso degli eventi. E, al tempo stesso, come raffinato magico monito che invita a non sottovalutare la fragilità dell’equilibrio. In senso lato: sia che tratti di quello macroscopico – didascalico considerato il luogo – tra uomo e ambiente; sia che ci si riferisca, invece, alla rete di quelli, profondissimi, che regolano la più intima quotidianità di ognuno di noi.
– Francesco Sala
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