Bologna e la street art. Frontier cambia i connotati alle facciate dei grandi edifici: artisti italiani ed internazionali, in azione tra centro e periferia
Torna, dopo l’edizione del 2012, l’evento dedicato alla street art che trasforma Bologna in un grande cantiere a cielo aperto, spazio d‘azione per alcune tra le figure più significative della scena internazionale. “Frontier – la linea dello stile”, a cura di Claudio Musso e Fabiola Naldi, va indietro con la memoria fino a quella mostra […]
Torna, dopo l’edizione del 2012, l’evento dedicato alla street art che trasforma Bologna in un grande cantiere a cielo aperto, spazio d‘azione per alcune tra le figure più significative della scena internazionale. “Frontier – la linea dello stile”, a cura di Claudio Musso e Fabiola Naldi, va indietro con la memoria fino a quella mostra “Arte di Frontiera. New York Graffiti”, organizzata nel 1984 alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, che fu un evento pionieristico, proiettato verso le avanguardie americane che stavano ridefinendo il paesaggio creativo con il linguaggio della strada, destinato a sfondare anche le pareti dei musei e delle gallerie. Un balzo ideale nel passato che raccoglie l’energia di ieri e le innovazioni stilistiche, tecniche, iconografiche di oggi.
I luoghi di Frontier sono facciate, immobili, aree urbane centrali e periferiche, che siano connotati da una speciale tensione dinamica: segmenti della vita collettiva da riconfigurare, sul piano dell’immagine, della comunicazione, dell’identità, attraverso gli interventi site specific degli artisti, impegnati da luglio a settembre 2014.
Cambio di prospettiva rispetto alla prima edizione, in cui si era tracciata una linea critica ed evolutiva tra i primi esperimenti newyorchesi e le ultime tendenze, con un’attenzione specifica al linguaggio della figurazione. Quest’anno si punta invece su artisti mid carrer, che tra la fine degli anni Ottanta, la metà dei Novanta e tutto il primo decennio del 2000 hanno indicato alcuni elementi di svolta: di scena è l’astrazione, sia per il Writing, che dal tradizionale lettering arriva a una deflagrazione informale, sia per la street art in senso stretto, tra testimonianze iper geometriche e analitiche, e altre in direzione di un’astrazione fantastica, armonica, organica.
I nomi: per “Frontier Walls”, sezione dedicata alle facciate di grande dimensione, con treedifici di proprietà comunale e una parete di una scuola – quartieri San Vitale, Saragozza, San Donato – ci sono l’italiano Peeta, l’americano Poesia, il più giovane Seikon, polacco, laureato all’Accademia di Belle Arti di Danzica, e la spagnola Nuria, al suo debutto in Italia.
Per “Frontier Boxes”, che utilizza i due palazzi di Largo Caduti del Lavoro, all’ingresso della Manifattura delle Arti – zona in via di riqualificazione – intervengono il francese Lokiss e l’italiano Rae Martini. Alcuni di loro, insieme a Henry Chalfant, tra iprincipali testimoni e divulgatori della cultura Hip Hop, saranno protagonisti del ciclo di talk e proiezioni “Frontier Voices”: il 10, il 17, il 19 e il 24 luglio alle 18.30, presso la Sala Conferenze del MAMbo.
– Helga Marsala
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