Da Umberto Eco a Maurizio Cattelan, ecco il programma del Festival della Comunicazione: appuntamento a settembre a Camogli, tra giornalismo e arte
Si tratta, insieme ad alcune altre piccole prerogative– cosette come dominare il fuoco e camminare in posizione eretta, tanto per capirci – del fattore che ci distingue e ci smarca dal resto del regno animale. Comunicare in una forma articolata e complessa, strutturare un linguaggio, dare voce e forme a concetti astratti è forse lo […]
Si tratta, insieme ad alcune altre piccole prerogative– cosette come dominare il fuoco e camminare in posizione eretta, tanto per capirci – del fattore che ci distingue e ci smarca dal resto del regno animale. Comunicare in una forma articolata e complessa, strutturare un linguaggio, dare voce e forme a concetti astratti è forse lo scatto più affascinante dei tanti che hanno segnato la nostra avventura evolutiva; e lo è a maggior ragione oggi, nell’epoca della democratizzazione del linguaggio stesso, della moltiplicazione dei metodi e degli schemi che portano a esprimerci. Mancava, in Italia, un Festival della Comunicazione; mancava e ora c’è. Appuntamento a Camogli, fascinoso borgo della riviera di Levante, per il fine settimana dal 12 al 14 settembre prossimi: presentato il programma della prima edizione di una rassegna che annovera come padrino, deus ex machina chiamato a guidarne i primi passi, un certo Umberto Eco.
Taglio trasversale quello di una tre giorni che sceglie di indagare i diversi ambiti di azione dell’homo communicans: rimescolando nel calderone del giornalismo (con i vari Gad Lerner e Beppe Severgnini, Federico Rampini e Furio Colombo, Mario Calabresi e Corrado Augias) e scegliendo di osservare da vicino l’evoluzione di mass-media vecchi e nuovi. Passando, naturalmente, dalla tv ai social network, dall’esperienza – sempre illuminante – di un Carlo Freccero a quella del team di lavoro che ha dato vita al fenomeno di Twitteratura, codice di narrazione calibrato sulla velocità e l’immediatezza del cinguettio 2.0.
Tra i protagonisti del ricco calendario di incontri, dibattiti e workshop, anche quanti fanno della costruzione e manipolazione della parola la propria ragione di vita: ricco il parterre degli scrittori di razza, come Paolo Giordano, e di chi – è il caso di Stefano Bartezzaghi – ha destrutturato e ricostruito il modo stesso di esprimersi, suggerendo grazie alla fascinazione del ludus nuovi codici.
E gli artisti? Ci sono anche loro, ovviamente, in quanto comunicatori per antonomasia. Titola “Da Warhol a Internet” la mostra che Francesca Pasini cura per la Fondazione Remotti, partendo dai mostri sacri della Pop Art – il caro vecchio Andy, ma anche un Roy Lichtenstein in versione fumettista – per arrivare alle irriverenti evoluzioni dell’editor Maurizio Cattelan, passando per i nuovi canoni visuali imposti da Luigi Ghirri.
– Francesco Sala
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