Amburgo, in memoria di Alighiero Boetti. A vent’anni dalla morte, una mostra riflette sul suo lavoro. Tre giovani italiane in dialogo con KP Brehmer
16 dicembre 2040 – 11 luglio 2023: su due piccoli quadrati di stoffa blu cobalto, decorati da motivi floreali ricamati a mano, Alighiero Boetti scriveva, nel 1971, le date del centenario della sua nascita e della sua morte. Iniziava così, con questa operazione scaramantica, rituale, visionaria, la sua lunga storia d’amore con quelle terre d’Oriente […]
16 dicembre 2040 – 11 luglio 2023: su due piccoli quadrati di stoffa blu cobalto, decorati da motivi floreali ricamati a mano, Alighiero Boetti scriveva, nel 1971, le date del centenario della sua nascita e della sua morte. Iniziava così, con questa operazione scaramantica, rituale, visionaria, la sua lunga storia d’amore con quelle terre d’Oriente e con la pratica zen del ricamo su tessuto. Decine e decine di arazzi sarebbero nati laggiù, nell’incontro tra la perizia artigianale delle donne afghane e la folgorante investigazione concettuale dell’artista, fatta di costruzioni logiche, di architetture linguistiche, di corrispondenze numeriche, geografiche, geometriche, spirituali. Tra ironia, sensibilità vibrante ed astrazione logica.
Non sarebbe morto a cent’anni, però, Alighiero Boetti. L’oracolo imperfetto, audacemente inciso su quel quadrato di panno blu, allungava di quasi un ventennio la sua vita. Boetti si spense il 24 aprile del 1994, a Roma, stroncato da un tumore. E sono vent’anni esatti, adesso. Un anniversario che non mancherà d’essere ricordato con appuntamenti espositivi e di riflessione, dedicati all’opera complessa e affascinante di questo genio del secondo Novecento. Tra questi c’è anche “Un’idea brillante”, mostra organizzata al Künstlerhaus Frise di Amburgo e curata da
Franceco Urbano Ragazzi, in programma dal 20 agosto 2014, che da Boetti parte per riflettere sull’eredità lasciata alle nuove generazioni e su alcune possibili connessioni col suo lavoro. Protagoniste tre giovani italiane: Valentina Roselli, Caterina Rossato e Serena Vestrucci, in dialogo con KP Brehmer, esponente del Realismo Capitalista, che proprio ad Amburgo insegnò a lungo, a partire dagli anni Settanta.
Il titolo è mutuato da un arazzo realizzato da Boetti poco prima della sua morte, una delle moltissime variazioni su tema che all’interno di scacchiere colorate nascondevano frasi da identificare, spostando l’occhio nell’intreccio alfabetico apparentemente caotico. “Un’idea brillante”, nel paradosso che unisce e divide titolo e opera, mette in cortocircuito il concetto di unicità, intrinseco ad ogni “intuizione”, e quello di serialità, che connota la produzione degli arazzi boettiani. Il colpo di genio, la rivelazione, l’unicum, da far convivere con la molteplicità, la reiterazione seriale, la lentezza della tessitura. Ripetizioni differenti, dispiegate nel tempo, facendo dell’”idea” e della sua luce la materia prima di una lunga costruzione meditativa.
Grazie al progetto concepito in occasione del primo gemellaggio artistico Venezia-Amburgo promosso da Nuova Icona e Künstlerhaus Frise, le tre artiste riprendono questi temi, tra celebrazione, memoria e ricerca, interagendo al contempo con KP Brehmer, coetaneo di Boetti, che con lui condivise, ad esempio, il lavoro sulla nozione di creatività mediata da codici, strutture rigorose, regole compositive.
Come affrontano, due generazioni così lontane, questa tipologia di approccio? Cosa è rimasto di quello sguardo poetico, concettuale e spesso pregno di riferimenti politico-sociali? Così, se Brehmer alterava le proporzioni dei colori nella bandiera tedesca, in base alla distribuzione della ricchezza tra le fasce di popolazione, Serena Vestrucci, in Strappo alla Regola, approda a un risultato dalla forza puramente estetica ed evocativa: centinaia di stelle della bandiera europea vengono tagliate e ricomposte, a formare un grande firmamento artificiale. Differenze e similitudini, tra storia recente e attualità, in mostra fino al 7 settembre 2014.
– Helga Marsala
Un’idea brillante
opening: 20 agosto 2014, ore 18
Firse Künstlerhaus
Arnoldstrasse 26-30, 22765 Hamburg
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