Come spiegare la logica di un iPhone, con l’arte contemporanea. Spunta Picasso tra le aule della Apple University: l’astrazione come filosofia creativa, tra design e tecnologia
Della Apple University si sa poco o niente. A istituirla, all’interno della mitica azienda di Cupertino, fu il compianto Steve Jobs: corsi di formazione gratuiti, non obbligatori, per offrire ai dipendenti informazioni e approfondimenti vari relativi alla Apple philosophy: un brand come una visione del mondo, il tempio dell’informatica mondiale come spazio di ricerca, di pensiero, […]
Della Apple University si sa poco o niente. A istituirla, all’interno della mitica azienda di Cupertino, fu il compianto Steve Jobs: corsi di formazione gratuiti, non obbligatori, per offrire ai dipendenti informazioni e approfondimenti vari relativi alla Apple philosophy: un brand come una visione del mondo, il tempio dell’informatica mondiale come spazio di ricerca, di pensiero, di lifestyle. All’Università della Apple, insomma, si impara come cambia, o meglio come deve cambiare, il business dell’elettronica e dei nuovi media, e quale concezione delle cose vi sia alla base. Non si conoscono programmi, docenti, percorsi didattici, non esistono immagini delle aule e nessuno, dal quartier generale, rilascia interviste specifiche in merito.
Qualcosa, però, in questi giorni è trapelato (o meglio, è stato fatto trapelare, visto il buon impatto della news a livello di comunicazione). In una delle consuete lezioni, un docente – anonimo, naturalmente – ha scelto di saccheggiare dalla grande arte del Novecento per fornire alcune dritte ai suoi studenti. Ed ecco spuntare il nome di Picasso. Del padre del Cubismo si è studiato il ciclo di undici litografie dal titolo “El Toro” (1945), in cui la figura del toro, topos della cultura spagnola, viene progressivamente decostruita ed asciugata, passando dalla prima immagine figurativa, tradizionalmente realistica, all’ultima quasi completamente astratta.
Un processo di riduzione dell’icona a struttura, fatta di linee ed equilibri essenziali. Metafora perfetta, a detta del prof, per raccontare il modo in cui Apple lavora ai suoi vari dispositivi, tra smartphone, tablet, computer, lettori mp3. In altri termini: lavorare in direzione della semplicità, sacrificando volumi e dettagli pleonastici in favore di leggerezza, funzionalità, linearità. Massima efficacia, col minimo ingombro.
Singolare e intelligente comparazione, che è rimbalzata fin sulle pagine del New York Times. Apple guarda dunque alla cultura umanistica, ben consapevole di quanto lo studio delle forme, delle masse, delle strutture, veda accanto arte e design in un unico percorso di ricerca estetica. Resta da chiedersi quanto, di contro, l’azienda americana restituisca all’arte stessa e al mondo della creatività. Molto, in termini di strumenti tecnologici, naturalmente. Poco, forse, sul fronte degli investimenti. Quanto il colosso fondato di Steve Jobs sostiene, con i suoi incalcolabili utili, grandi restauri di monumenti, programmi nei musei internazionali, mega produzioni di arte pubblica, importanti biennali? Dopo L’Università di Cupertino, che cita Picasso, non guasterebbero un museo o una fondazione, per esempio. Facendo di questa liaison con le arti uno straordinario segno distintivo della Apple identity.
– Helga Marsala
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