Quella colonna di suono e luce che fende i cieli di Londra. Ryoji Ikeda per Artangel: un’installazione in memoria dei cent’anni dalla Grande Guerra
Dietro c’è Artangel, organizzazione britannica con base a Londra, che dal 1985 commissiona e produce importanti opere di artisti internazionali: lavori site specific, imponenti, spesso di natura pubblica e in luoghi non convenzionali. Come nel caso di Spectra, installazione firmata da Ryoji Ikeda, celebre sound e light artist giapponese. Siamo nel cuore di Londra, negli […]
Dietro c’è Artangel, organizzazione britannica con base a Londra, che dal 1985 commissiona e produce importanti opere di artisti internazionali: lavori site specific, imponenti, spesso di natura pubblica e in luoghi non convenzionali. Come nel caso di Spectra, installazione firmata da Ryoji Ikeda, celebre sound e light artist giapponese.
Siamo nel cuore di Londra, negli immensi Victoria Tower Gardens, a nord del Tamigi, a due passi dalla Houses of Parliament. Qui, dal 7 all’11 agosto, per commemorare il centenario della Prima Guerra Mondiale, si scelgono l’arte contemporanea e la sperimentazione elettronica: una spettacolare, impalpabile e insieme monumentale creatura si erge verso il cielo, visibile fino a oltre dodici chilometri di distanza. Su un basamento nero sono installati quarantanove super proiettori, lungo sette file da sette: da qui prende forma una colonna di luce, intensissima, che trafigge l’atmosfera, alterando lo skyline come un enigma extraterrestre. Ad accompagnarla c’è una soundtrack ambient, descritta da onde sinusoidali pure, proveniente da quattro serie di altoparlanti orientati verso il corpo luminoso.
Come un’unica architettura immateriale, scandita da frequenze sonore e luminose, Spectra invita a un’esperienza sinestetica che annulla distanze, misure, punti di riferimento percettivi, urbanistici, astronomici. Un fulcro acceso dal crepuscolo all’alba, verso cui orientare gli sguardi, le fantasie, i desideri, i ricordi, le preghiere di migliaia di londinesi alla finestra, in transito sul Ponte di Westminster, a passeggio in zona Tate o lungo Millbank. “Le luci spettrali lanciate verso il cielo di notte sono un punto che unisce”, ha spiegato Boris Johnson, sindaco di Londra, “evocando il modo in cui l’eco della prima guerra mondiale colpì tutti i londinesi. Ma anche il modo in cui essi e il resto del Paese si sono avvicinati, rimanendo uniti durante quei giorni bui”.
Potente come un miraggio ultraterreno, denso come una metafora collettiva, l’opera invita le persone a guardare il firmamento, da lontano, facendosi rapire dalla colonna fluorescente, oppure sparendoci dentro, nel mezzo delle tenebre. Tra le mille minuscole luci della città, chiamata per cinque giorni a ricordare, a meditare.
– Helga Marsala
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