Venezia Updates: bellezze ai red carpet. Tra la divina Emma Stone e la geniale Sandy Powell, spuntano pure la D’Urso e la Santanché…
Sfavillante il red carpet a Venezia, comme d’habitude. Vetrina quotidiana per star e starlette, ospiti d’onore e imbucati eccellenti. La sfilata dei talenti e delle vanità: tutti a fare incetta di flash e pagelle, qualcuno seducendo, qualcun altro deprimendo. E a sedurre, quest’anno, è stata senz’altro la grand dame dell’ouverture, la bellissima Emma Stone, protagonista […]
Sfavillante il red carpet a Venezia, comme d’habitude. Vetrina quotidiana per star e starlette, ospiti d’onore e imbucati eccellenti. La sfilata dei talenti e delle vanità: tutti a fare incetta di flash e pagelle, qualcuno seducendo, qualcun altro deprimendo.
E a sedurre, quest’anno, è stata senz’altro la grand dame dell’ouverture, la bellissima Emma Stone, protagonista dell’applaudito Birdman di Alejandro Inarritu. La scelta è caduta su un intenso abito Valentino, nuvola di chiffon verde petrolio, con scollatura mirabolante – vezzo precluso alle signorine curvy, ideale per l’eterea Emma – e un incrocio strategico sulla schiena: raffinato, sobriamente romantico, senza ridondanze. Difficile il colore, esaltato dalla caragione candida e dal caschetto rame. Ensemble assolutamente perfetto.
Spettacolo per gli occhi anche la madrina del Festival, Luisa Ranieri. Al photocall in spiaggia dà il meglio, sfoggiando un bianco e nero a contrasto azzeccatissimo: camicia bianca da ufficio, cintura maschile e lunga gonna impalpabile. Classe a gogo. Per la cerimonia d’apertura affida la conturbante silhouette a un abito bustier in organza blu elettrico, Armani Privé; scollatura a cuore e gonna a balze con doppio strato trasparente simil-crinolina. Un’apparizione luminosa, tra riflessi zaffiro.
Nuance similare per un’altra lady, scivolata sul red carpet con falcata felina, al fianco del compagno. Coppia d’oro dei salotti politici, Daniela Santanchè – neo editore di Ciak – e Alessandro Sallusti si godono il loro primo festival. Blu Forza Italia per l’Onorevole, ma in versione metallico-fluo, uguale agli occhiali da sole anni Ottanta: quando il pendant è letale. Il tessuto plastic-stretch rafforza l’effetto da party esagerato, in stile Grande Bellezza (giusto quella del film).
Assai peggio combina Barbara D’Urso, che rinuncia al concetto d’eleganza, ma non al brivido del tappeto. Infilata in una bomboniera in taffetà color melanzana, Barbarella pare disinvota, nonostante il corpetto che strizza, la gonna che fascia e l’inamidata coda-trapezio. Orlo e top lavorati, perché non c’è abito da cerimonia senza ricamo. Perfetta pure lei: come mamma dello sposo, Napoli style (non a caso la firma è di Carlo Piganetlli, il couturier delle nozze).
Un sospiro di stupore – e di sollievo – con l’arrivo di Bianca Balti, modella italiana dal sorriso smagliante, che intona alla moquette un abito-bouquet Dolce e Gabbana in stile impero. Passione ispanica e preziosità sartoriale, in un giro di flamenco tra il rosso e il nero.
Sempre per Birdman la bionda Sarah Gadon, bellezza acqua e sapone, sceglie un delicato color champagne. Busto aderente minimal in lurex, come gli inserti della fluttuante gonna a ruota. Leggerezza, ricercatezza ed innocenza, in chiave chic. In una parola: Armani.
Fedele al suo taglio androgino, Alice Rohrwacher è in un completo pantaloni Miu Miu, total bordeaux. Non esattamente un look da gran soirée, ma il gusto c’è e la personalità anche. Promossa.
Sirena d’azzurro vestita, Moran Atias è in Zac Posen: avvenenza mediterranea, in versione fata(lona) turchina, per un abito un po’ anni Cinquanta, ma con gusto contemporary. Portato una meraviglia, disegnato con sapienza dal giovanissimo fashion designer statunitense. Ancora blu, ma scurissimo, per Amy Ryan, che punta tutto sulla lavorazione del tessuto, ma resta ingolfata in un abito troppo rigido. Composto, ma senza appeal. Vira invece sul turchese – con spacco inguinale – Giulia Elettra Gorietti, in Pittaluga, che casca sul (e forse anche dal) sandalo super zeppato. Dettaglio sbagliato.
In tema ‘politica e dintorni’ spunta pure l’attrice Julie Gayet, in prova nel ruolo di futura première dame francese, con una vestina morbida rosa corallo. Lei ha l’aria da gatta morta, l’abito quella di straccetto d’èlite. Quando chic si traduce con scialbo.
Presenza istituzionale d’obbligo quella del Ministro Dario Franceschini, accompagnato dalla fidanzata (nonché consigliere comunale a Roma, anche lei in quota Pd) Michela di Biase. Lui in smoking d’ordinanza, lei, tra le più charmante, con un black dress fasciante, appena a svasare: la curva accennata del casto decolletè riprende il motivo bianco che accende la gonna, morbidamente. Sofisticata.
Marina Ripa di Meana, immancabile, si mantiene sul nero, che riesce comunque a rendere teatrale. Il cappellino a forma di titanico fiocco rivaleggia con la gabbietta dello scorso anno: il premio scultura pop è tutto suo. Se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Nero e basta anche per Andrea Riseborough (Birdman) ma in tutt’altro senso. Tunica monacale con tanto di croce al collo (alto), maniche lunghissime drappeggiate e nemmeno un centimetro di pelle scoperto. La si osserva in religioso silenzio e ci si chiede: ma perché?
Torniamo (ahinoi) alle comparse di casa nostra. La soubrette Matilde Brandi ha indosso il copriletto di broccato oro-avorio della nonna, Ginevra Elkhann si nasconde in un informe saio viola Borgogna, mentre la pr Tiziana Rocca sfoggia luminescenze fumè, velature, lustrini, boccoli platino, abbronzatura da Canarie. Fedele alla linea, con quell’eco di mondanità un filo dozzinale. Toppa pure la giornalista Paola Ferrari, in nero. Trasparenze eccessive, evitabili dopo i 50, esattamente come spacchi e spicchi nude look; e ancora pettorina arricciata, fibbia alla vita, tagli non sense per il busto. Gestire male il colore della sobrietà per eccellenza? Yes, she can.
Chiudiamo con due giurate. Joan Chen, attrice e regista cinese, come la Ferrari sceglie un nero integrale Alberta Ferretti, con incrocio sul petto e un triangolino scoperto in vita. Ma il risultato, qui, è eccellente: come declinare uno stesso concetto, dall’approssimazione totale all’eleganza estrema. Completa il tutto la parure anello e collier, che trasforma un bel capo in un capolavoro. Infine Sandy Powell, regina dei costumisti, nove volte candidata all’Oscar. Elaganza punk-chic, tra i capelli corti rosso carota e il lunghissimo abito nero, tempestato di borchiette metallo. Meraviglioso, si merita il podio. E al photo call la mise mascolina da dandy inglese, by Michael Kors, era già la scena di un film o la pagina di un romanzo. Il genio c’è e si vede tutto. Non solo moda, ma anche l’arte di essere e di raccontare.
– Helga Marsala
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