Ecco le immagini dei nuovi spazi della Fondazione Jérôme Seydoux Pathé, firmati a Parigi da Renzo Piano e partner. Una lanterna urbana custode della storia del cinema
È la nostra bandiera nel mondo, sinonimo di architettura contemporanea di qualità. Capace – e amatissimo per questo – di creare scrigni al tempo stesso preziosi e performanti, oltre che rispettosi, spesso incastonati in realtà preesistenti. Parliamo di Renzo Piano, in questo progetto affiancato da Bernard Plattner e Thorsten Sahlmann, rispettivamente partner e associato dello […]
È la nostra bandiera nel mondo, sinonimo di architettura contemporanea di qualità. Capace – e amatissimo per questo – di creare scrigni al tempo stesso preziosi e performanti, oltre che rispettosi, spesso incastonati in realtà preesistenti. Parliamo di Renzo Piano, in questo progetto affiancato da Bernard Plattner e Thorsten Sahlmann, rispettivamente partner e associato dello studio RPBW. E il progetto è quello realizzato a Parigi per incrementare parte della Fondazione Jérôme Seydoux Pathé, storica casa cinematografica nata nel lontano 1896 e oggi bisognosa di ampliare i suoi spazi espositivi e amministrativi. L’edificio, inaugurato il 5 settembre al 73 di Rue des Gobelins, nel XIII Arrondissement, e sorge all’interno di un palazzo storico la cui facciata – restaurata e conservata per il suo valore artistico – è decorata con gruppi scultorei di un giovane Auguste Rodin.
“Inserire un’architettura all’interno di un isolato storico obbliga a un dialogo ravvicinato, fisico, con le preesistenze. Costruire sul costruito può essere un’occasione di riqualificazione diffusa, di riconquista dello spazio”, dichiarano dallo studio. “La nuova sede della Fondation Jérôme Seydox-Pathé è una presenza inattesa, un volume curvo che si intravvede galleggiare al centro della corte in cui si è appoggiato, ancorandosi in pochi punti. Il nuovo edificio lascia spazio, a terra, per un giardino di betulle, un’isola vegetale nel denso contesto minerale della città.”
Il progetto (i cui lavori sono iniziati nel 2006) ha comportato la demolizione dei due edifici esistenti per creare una struttura che meglio rispondesse alle restrizioni del sito. L’idea era quella di assecondare le esigenze funzionali e di rappresentanza della Fondazione e, allo stesso tempo, aumentare la qualità dello spazio, rendendolo contemporaneo. Si tratta infatti di una raffinata soluzione d’incastro tra i tetti, costituita da una morfologia curva, un volume parzialmente iridescente ricoperto di vetro e scaglie metalliche che lo rendono simile ad un animale dormiente. Al suo interno, per un totale di 2200 mq, ci sono una sala per proiezioni da 70 posti, una sala per l’esposizione dei 200 apparecchi cinematografici prodotti dalla Pathé, una sala per l’esposizione di manifesti d’epoca e, agli ultimi due scenografici piani, gli uffici. Di notte quel corpo si accende, diventando lanterna urbana, segnale, landmark…
– Giulia Mura
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