K-Tanglement, ovvero collegare quattro città del mondo in un’unità spazio-temporale. Da Milano immagini del progetto dell’artista-ipnotista inglese Marcos Lutyens
È possibile che un gruppo di persone, nello stesso momento ma in diverse città del mondo, estendano e rilassino la mente al punto da incrociarsi le une con le altre, cioè da incontrarsi in una dimensione della coscienza resa accessibile dalla possibilità di isolarsi e, di più, estraniarsi nel bel mezzo di un contesto metropolitano? […]
È possibile che un gruppo di persone, nello stesso momento ma in diverse città del mondo, estendano e rilassino la mente al punto da incrociarsi le une con le altre, cioè da incontrarsi in una dimensione della coscienza resa accessibile dalla possibilità di isolarsi e, di più, estraniarsi nel bel mezzo di un contesto metropolitano? Stiamo parlando di una dimensione inconscia. Probabilmente se lo è chiesto Marcos Lutyens, artista e ipnotista londinese, prima di dare forma al progetto K-Tanglement, che ha connesso in tempo reale Amsterdam, Milano, New York e Toronto. In ciascuna di queste città, ritenute dall’artista affini tra loro per condizioni metereologiche e di traffico, si è raccolto un gruppo di persone per sperimentare tale esperienza collettiva, con l’idea di trasferire momentaneamente l’Io di ciascuno in un altro punto del globo, all’interno di altre collettività e perfino all’interno di un altro corpo.
Nel caso di Milano l’appuntamento, curato da Kunstverein, era per domenica 14 settembre in piazza Duomo. Ogni partecipante – contraddistinto da una sottile sciarpa viola – ha ascoltato una o più volte una registrazione di undici minuti, attraverso la quale una voce guida dava istruzioni su cosa visualizzare durante la seduta. Quasi tutti si sono accomodati davanti a un maxischermo impiegato in genere per trasmettere spot pubblicitari e che avrebbe dovuto mostrare a rotazione un apposito video (usato probabilmente in ambito di cromoterapia) il quale però, purtroppo, a pochi metri dalla Madonnina non è partito. Seguendo il suggerimento della voce registrata, in molti hanno mantenuto gli occhi chiusi durante l’ascolto e forse ci si attendeva che sarebbero caduti in un sonno ipnotico. Ma per quanto riguarda l’esperienza milanese pare che nessuno sia passato allo stato di alterazione auspicato; qualche partecipante si è addormentato, ma difficile dire di che genere di sonno si trattasse e da cosa fosse effettivamente indotto. Insomma l’esperimento resta interessante quanto ambizioso e migliorabile sul campo.
C’è da chiedersi se l’area di una grande città possa essere più indicata di altre per poterne evadere con la mente e, soprattutto, se la presenza fisica dell’ipnotizzatore non sia indispensabile per la buona riuscita dell’ipnosi. Secondo gli insegnamenti di quelli che si potrebbero considerare i primi ipnotisti della storia, per come s’intende oggi questa pratica, ovvero i magnetisti – ma anche secondo il pensiero di terapeuti di diverso orientamento – il rapporto è un punto cardine affinché l’ipnosi sia raggiunta, e dunque lo è lo scambio di energia tra magnetista e magnetizzato (per mantenere i termini dei mesmeristi). Possiamo affermare che la connessione si è verificata, ma non su un piano al di sotto della coscienza. Nell’attesa di poter prendere parte a una performance alla presenza fisica di Lutyens, rivediamo nella fotogallery i momenti dell’evento milanese…
– Lucia Grassiccia
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati