Settimana della Moda, Antonio Marras e la sua Carolina. Omaggio in passerella a Carol Rama, con una collezione che celebra la pittura
“Io dipingo per istinto e dipingo per passione / e per ira e per violenza e per tristezza / e per un certo feticismo / e per gioia e malinconia insieme / e per rabbia specialmente”. Lei è Carol Rama, 96 anni, una vita consacrata all’arte e alla sua energia sovversiva. Figura unica nel panorama italiano, […]
“Io dipingo per istinto e dipingo per passione / e per ira e per violenza e per tristezza / e per un certo feticismo / e per gioia e malinconia insieme / e per rabbia specialmente”. Lei è Carol Rama, 96 anni, una vita consacrata all’arte e alla sua energia sovversiva. Figura unica nel panorama italiano, sacerdotessa di un’avanguardia autentica e appassionata, Olga Carolina Rama è stata insieme sciamana e bambina, affabulatrice e bricoleur visionaria, poetessa di un corpo senza organi in cui scorrevano la bellezza e a crudeltà, in un movimento solo.
Di lei, Leone d’oro alla carriera nel 2003, si innamora qualche anno fa Antonio Marras. Un amore fatto di grande ammirazione intellettuale, per una donna di carattere e di genio. Lo stilista sardo e l’artista torinese: nasce un’amicizia, destinata a durare, scambiandosi nel tempo suggestioni creative. Lui incamera figure e simboli dell’immaginario di lei, osserva la sua casa, i suoi oggetti, il suo stile, il suo appeal.
“La bellezza è vicina all’intelligenza”, aveva detto una volta Carol Rama. E la collezione SS2015 di Marras, appena presentata alla Fashion Week milanese – in parallelo a una mostra nel suo atelier-showroom, “Carolina mia Carolina”, a cura di Francesca Alfano Miglietti e Alessandra Wetzel – rivela la consueta intelligenza sartoriale in un tributo affettuoso: Carol diventa musa ispiratrice, con la sua treccia dorata raccolta intorno al capo, con quell’eleganza, tutta in nero, in cui da sempre avvolge emotività, irruenza, ironia.
Quello di Marras è un omaggio in passerella, come una collezione di dipinti o come appunti da una biografia. Delle sue opere prende i colori, quelli netti, accesi, prepotenti, dal blu al rosso, dal nero al bianco, dall’azzurro all’arancio. Li mescola e li vivifica, in un collage di stampe e tessuti che racconta l’impeto espressionista, la sensibilità per i materiali e l’iconografia onirica dell’artista. Righe, fiori, motivi ondulati, trasparenze d’organza e lavorazioni plissè, geometrie astratte, innesti tra grafismi sottili e campiture piene, occhi, mani e feticci che arrivano dai lavori di Carol. Un’orchestrazione pittorica di incastri e di frammenti, in un catalogo di long dress, tuniche, gonne fluttuanti, short e camicette in seta.
Due le anime della collezione. Una più solare ed eccentrica, l’altra più intimista, misteriosa. Nel tentativo di sintetizzare i contrasti che animano la personalità di lei. Impresa non facile. Che Antonio Marras orienta verso l’aspetto più vitale e meno tragico dell’estetica di Rama. Il suo volto duro, la violenza e la malinconia di cui diceva in quei versi, l’eros come dimensione controversa, spariscono in favore della Carol fiabesca. Per lui Carolina – la sua Carolina – è un’esplosione di joie de vivre. Seducente, enigmatica, ma senza ombre. Una lettura personale, per una collezione che assomiglia a un racconto, un ricordo privato. Tratteggiato sul foglio da un designer narratore: il più vicino all’arte contemporanea e alla letteratura, tra gli italiani della sua generazione.
– Helga Marsala
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