Venezia Updates: la miglior colonna sonora del Festival? Quella del Giovane Favoloso di Martone. Va ad Apparat la prima edizione del Premio Piero Piccioni
Non c’è buon film senza una giusta colonna sonora. Elemento portante di ogni opera video e cinematografica, la soundtrack – soprattutto se originale – resta tra le memorie vivide e volatili di una storia, capace di evocarne tutta la fascinazione, ad ogni ascolto. La 71° Mostra Internazionale del Cinema, appena conclusasi a Venezia, tra le […]
Non c’è buon film senza una giusta colonna sonora. Elemento portante di ogni opera video e cinematografica, la soundtrack – soprattutto se originale – resta tra le memorie vivide e volatili di una storia, capace di evocarne tutta la fascinazione, ad ogni ascolto.
La 71° Mostra Internazionale del Cinema, appena conclusasi a Venezia, tra le decine di premi collaterali assegnati da giurie indipendenti, ha inaugurato un nuovo riconoscimento, tutto dedicato ai compositori under 40 e alle loro produzioni per il cinema. A promuoverlo la Gervasuti Foundation, che in occasione dell’ultima Biennale di Architettura ha intrapreso un percorso di valorizzazione – attraverso eventi, mostre, concerti – della straordinaria produzione di Piero Piccioni, a dieci anni dalla sua scomparsa: grande musicista e compositore, Piccioni è stato autore di alcune tra le più celebri e intense colonne sonore del cinema italiano, lavorando al fianco di attori come Alberto Sordi e di registi come Luchino Visconti.
Ad aggiudicarsi la prima edizione del “Premio Piero Piccioni – Official Collateral Venice Film Festival Award” è stato il film che aveva destato più curiosità, tra i titoli italiani, apprezzato da molti e con ottime chance al botteghino, ma che non è riuscito a portare a casa nessuno dei premi riservati alle opere in concorso. Parliamo naturalmente de Il giovane favoloso, diretto da Mario Martone e interpretato da Elio Germano, biopic in costume sulla vita di Giacomo Leopardi.
Un premio all’Italia, dunque, conquistato però grazie a un musicista tedesco: Martone ha infatti affidato a Sascha Ring, meglio noto come Apparat, la stesura delle tracce sonore. Una scelta originale, coraggiosa, che ha accostato dei suoni contemporanei a un contesto romantico, distante secoli dalle sperimentazioni della scena indie, ambient, glitch, elettronica, Idm, tutti generi da cui la ricerca di Apparat attinge. Scelta in linea con il tentativo di svecchiamento perseguito da Martone: alla figura del poeta, intrappolato tra memorie didattiche, un’immagine musealizzata e una serie di cliché polverosi, il regista ha provato a restituire vigore e pathos, cercando una chiave autenticamente lirica con cui gestire la dimensione della malinconia. Le musiche di Apparat hanno accompagnato questo processo, riuscendo a “spiazzare, sorprendere, commuovere”, come sottolineato dalla giuria.
Soddisfatto il presidente, Francesco Rosi – tra i più grandi estimatori di Piccioni, a cui affidò ben 13 dei suoi 17 film – che ha dichiarato: “Sono molto contento per questa vittoria, da inserire in un momento particolarmente felice per le musiche da film”.
La premiazione si è svolta a Venezia il 5 settembre, a Palazzo Franchetti: il musicista e produttore James Lavelle, in rappresentanza della giuria, ha consegnato ad Apparat il premio, una pregiata opera in vetro soffiato di Murano, realizzata dallo staff del maestro vetraio Massimiliano Schiavon.
– Helga Marsala
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