Venezia Updates: secondo giro tra i red carpet. Da Charlotte Gainsbourg a Uma Thurman, lezioni di stile, carattere, personalità. Tra set e vita vera
Overdose di stelle, a Venezia, su un red carpet quotidianamente affollato ed assediato. Sono centinaia i personaggi che sfilano, raccontando il volto glamour di un evento intitolato alla bellezza: quella del cinema e quella dei suoi artefici, inghiottiti dalle luci dei flash. E mentre sullo schermo la sfida è tutta nel solco del talento, quel tappeto rosso cavalca il […]
Overdose di stelle, a Venezia, su un red carpet quotidianamente affollato ed assediato. Sono centinaia i personaggi che sfilano, raccontando il volto glamour di un evento intitolato alla bellezza: quella del cinema e quella dei suoi artefici, inghiottiti dalle luci dei flash. E mentre sullo schermo la sfida è tutta nel solco del talento, quel tappeto rosso cavalca il gioco delle vanità, ma non solo: viale del trionfo o dell’inciampo, è lì che ci si inventa divi, ogni volta. A colpi di gusto, carattere, attitudini, personalità. Ovvero, di stile. Qualcosa che, come amava dire Diana Vreeland, non c’entra con “un mucchio di vestiti“, ma racconta “la vita vissuta dentro ad un vestito“. Senza – aggiungeva – “non sei nessuno“. Red carpet come dispositivi a raggi X, mettendo in scena un altro racconto, al di là ed al di qua del film: quello spazio nevrotico ed ambiguo tra personaggio e persona.
Protagoniste del melò francese 3 coeurs, di Benoit Jacquot, sono una figlia e una madre. Nella vita, come sul set. Storie che si intrecciano, tra fiction e realtà, purtroppo senza il sostegno di una prova trionfale: film per lo più stroncato, con tanto di fischi in sala e applausi debolucci. A presentarlo ci sono loro, regina e principessa: Catherine Deneuve e Chiara Mastroianni. Raggianti e complici, comme toujours, alla loro quinta volta insieme, professionalmente.
La Deneuve, settant’anni portati a meraviglia, non perde il suo allure e quella punta d’eccentricità. Ma la lunga tunica Jean Paul Gaultier blu elettrico sacrifica la naturalezza: rigida, sormontata da due mega spalline spaziali, accollata ed arricciata sul petto, le regala un effetto manichino ingolfato. Così simile e così diversa dalla figlia, sempre. Esile, chic, aristocratica, mai artefatta, Chiara è perfetta nel suo essenziale abitino Dior verde bosco, impreziosito da ricami in pizzo. Bon ton, al profumo di fine estate.
Terza protagonista del film di Jacquot è un’altra figlia d’arte, Charlotte Gainsbourg. Bellezza non convenzionale, personalità complessa e un mix di raffinatezza, malinconia, levità, tormento esistenziale. L’inquietudine fatta charme: non c’è attrice che le somigli. Sul red carpet di 3 coeur arriva con un completo Louis Vuitton, fondo nero e luminescenze arancio-bluette, top corto, ampio spacco. Non tradendo il suo dark side, lo reinventa in una chiave fashion deluxe, riuscendo a vestire una pioggia di paillettes con una semplicità rara: a un tempo sobria, eterea e selvatica, persino in tale sfavillio glam.
Lunedì nuova passerella per Charlotte, stavolta sul red carpet di Nymphomaniac – Volume 2. In tema con la chiacchierata pellicola di Von Trier, incarna anche nella realtà l’anima pervert del suo personaggio. L’effetto è mozzafiato. Total black by Anthony Vaccarello, dichiaratmante sado-maso, ma senza latex, stringhe o accessori fetish. Basta un tubino in pelle monospalla – un braccio coperto e uno no – aderentissimo sulla silhouette nuda, per ottenere un effetto drammaticamente erotico.
Magra come un chiodo, pallida, scarmigliata, trucco inesistente e un paio di decolletè leggere per smorzare, la Ginsbourg veste la sua fragilità spericolata e le sue ossa sottili con un capo che, su molte altre, risulterebbe volgare. Un fatto di appeal, phisique du role e personalità: Vreeland docet.
Altra dama in rappresentanza di Nymphomaniac è l’acclamata Uma Thurman. Che arriva dopo i colleghi e sfila da sola: un vezzo o un imprevisto? Con lei non c’è Quentin Tarantino, che molti si aspettavano di vederle a fianco, dopo l’annuncio della nuova love story all’ultimo festival di Cannes. Uma è bella, statuaria, ma non luminosa come sempre. Sorride poco e ha il viso stanco, segnato nello sguardo. Abito severo anni Cinquanta, Azzedine Alaia, grigio e nero, con gonna longuette lavorata, bustino girocollo, sandaletti tacco medio e collier Chopard. Scelta di gran classe, ma lontana dai consueti abiti da sera spumeggianti, fiabeschi, colorati.
Un po’ d’Italia con Alba Rorhwacher – protagonista del film di Saverio Costanzo, Hungry Hearts – che resta nel suo mood minimale, austero, una specie di neoclassico costruito su misura. Impeccabile la lunghissima gonna nera plissé, abbinata a una camicia bianca castigata: a rendere geniale il tutto è il dettaglio della cintura in pelle, annodata con effetto bondage. Quella punta di sensualità che torna, in un look sempre androgino, tra freddezza e timidezza.
Infine Anna Mouglalis, dal red carpet de Il giovane favoloso, biopic firmato Martone, dedicato a Giacomo Leopardi, in cui Anna interpreta Fanny Targioni Tozzetti, la colta nobildonna amata – senza fortuna – dal poeta, celebrata col nome d’Aspasia in un noto canto.
Eccola con un abito mini (ma non troppo) da zarina metropolitana, fondo bianco e arabeschi oro, linee squadrate e gonna inamidata. Scelta che mantiene un po’ d’atmosfere d’epoca, direttamemte dall’ottocentesco set. Clutch e scarpe nere azzardano un contrasto forzato, ma l’effetto resta buono. Preziosità tailor-made, tra candore, lucore e ricercatezza… “Raggio divino al mio pensiero apparve/Donna, la tua beltà. Simile effetto/Fan la bellezza e i musicali accordi,/Ch’alto mistero d’ignorati Elisi/Paion sovente rivelar“…
– Helga Marsala
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