Berlino ricorda il Muro con ottomila sfere luminose: nel 25° anniversario della riunificazione si prepara una installazione che evoca il tracciato dell’antico confine
Se possiamo prestare fede alle immagini dei render diffuse da Kultuprojecte Berlin, l’associazione culturale non-profit che ha in carico l’iniziativa, dobbiamo attenderci qualcosa di memorabile. Un colpo al cuore giocato sul filo di una struggente empatia: monumento destinato a vincere la sua natura effimera e restare per sempre nell’immaginario collettivo di una città e della […]
Se possiamo prestare fede alle immagini dei render diffuse da Kultuprojecte Berlin, l’associazione culturale non-profit che ha in carico l’iniziativa, dobbiamo attenderci qualcosa di memorabile. Un colpo al cuore giocato sul filo di una struggente empatia: monumento destinato a vincere la sua natura effimera e restare per sempre nell’immaginario collettivo di una città e della sua gente, di una nazione e del suo popolo. È cominciato il countdown per l’accensione del Lichtgrenze, il “confine di luce” che illuminerà Berlino con la memoria di quanto accaduta un quarto di secolo fa. Appuntamento nella capitale tedesca nei giorni compresi tra l’8 e il 9 novembre prossimi, in occasione del venticinquesimo anniversario della caduta del Muro: saranno ottomila i globi luminosi installati lungo il suo percorso, a tratteggiare di bianco l’antico confine tra Est e Ovest; con il pacifico candore a rappresentare le candele accese all’epoca dai manifestanti che chiedevano la riunificazione.
Un filo bianco di dodici chilometri a suturare la più dolorosa ferita di Berlino, passando dall’Oberbaumbrücke a Bornholmer Strasse, toccando tutti i luoghi più rappresentativi della città divisa: Checkpoint Charlie e il Reichstag, e poi la porta di Brandeburgo e Postdamer Platz, giù fino a Kreuzberg. Un filo destinato a dissolversi nel cielo nella notte del 9 novembre, al culmine delle celebrazioni: quando i palloncini verranno liberati in aria, accompagnati dalle note della Staatskapelle diretta da Daniel Barenboim.
– Francesco Sala
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