Cattelan? “Un maestro della presa per il culo”. Celant? “Un curatore arrivista e geloso”. Vi fidate? Cose che scrive Francesco Bonami nel suo ultimo libro. Eccone altre…
Achille Bonito Oliva? Nel 1993 impedì che a ritirare il premio destinato a Matthew Barney (assente) fosse Francesco Bonami, che aveva invitato l’artista americano nella sua sezione. “Questo perché il giovane curatore non gli facesse ombra nella cerimonia dei Leoni”. Illazioni? Può darsi, ma anche se lo fossero sarebbero di prima mano: visto che a […]
Achille Bonito Oliva? Nel 1993 impedì che a ritirare il premio destinato a Matthew Barney (assente) fosse Francesco Bonami, che aveva invitato l’artista americano nella sua sezione. “Questo perché il giovane curatore non gli facesse ombra nella cerimonia dei Leoni”. Illazioni? Può darsi, ma anche se lo fossero sarebbero di prima mano: visto che a raccontarle – riprese da Luigi Mascheroni su Il Giornale – è lo stesso Bonami, nel suo ultimo libro Curator. Autobiografia di un mestiere misterioso (Marsilio).
Non vogliamo certo privarvi del gusto della scoperta, ma alcuni passaggi sono troppo gustosi per non accennarli. Cattelan? “Mi ha mollato più fregature che capolavori”. Kapoor? “Partito bene ma imploso durante la deflagrazione della sua pomposità atomica”. Ai Weiwei? “I cinesi lo considerano una bufala”. Germano Celant? “Un curatore arrivista e geloso”. E chi resta, oltre ovviamente allo stesso Bonami, che si autopromuove a pieno voti per le sue scelte alla Biennale del 2003? Cercate il libro…
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