Il primo artista italiano alle 56° Biennale di Venezia? È Elisabetta Benassi. No, non parliamo del Padiglione Italia, ma di quello del Belgio…
E mentre l’Italia – come assicura il Ministro Dario Franceschini – è ancora al lavoro per scegliere il curatore del suo Padiglione alla 56° Biennale di Venezia, gestendo le dieci proposte progettuali inviate entro oggi, 31 ottobre – “Aspettavamo di conoscere il programma di Okwui Enwezor” è la motivazione ufficiale – gli altri paesi del […]
E mentre l’Italia – come assicura il Ministro Dario Franceschini – è ancora al lavoro per scegliere il curatore del suo Padiglione alla 56° Biennale di Venezia, gestendo le dieci proposte progettuali inviate entro oggi, 31 ottobre – “Aspettavamo di conoscere il programma di Okwui Enwezor” è la motivazione ufficiale – gli altri paesi del mondo non aspettano affatto. E in tantissimi, già da settimane, hanno scelto curatori e artisti che li rappresenteranno, tra meno di un anno, alla più importante kermesse artistica del globo.
L’ultimo è il Belgio. Che comunica nomi e temi: sarà Vincent Meessen il protagonista del padiglione, diviso però con alcuni ospiti internazionali. E qui entra in gioco l’Italia. Il primo artista italiano di cui si ha notizia arriva proprio grazie a una mostra straniera: insieme a Mathieu K. Abonnenc, Sammy Baloji, James Beckett, Patrick Bernier & Olive Martin, Tamar Guimarães & Kasper Akhøj, Maryam Jafri e Adam Pendleton, a calcare il palcoscenico dello spazio belga, su uno dei viali principali dei Giardini, sarà la nostra Elisabetta Benassi. Che così mette in fila due biennali, essendo reduce dalla partecipazione alla collettiva di Bartolomeo Pietromarchi per il Padiglione Italia del 2013.
La mostra si chiama Personne et Les Autres, titolo preso in prestito da una commedia perduta di André Frankin, critico d’arte belga vicino ai movimenti del lettrimo e del situazionismo. Il tutto prende spunto dalla storia dello stesso padiglione, il primo, tra quelli stranieri, a essere costruito ai Giardini a durante il regno di re Leopoldo II. Un taglio perfetto per Meessen, da sempre interessato alle dinamiche storiche e culturali successive all’era della modernità coloniale. Lavorando in stretta collaborazione col curatore, Katerina Gregos, l’artista ha sviluppato un format diverso dal tradizionale solo show, scegliendo di relazionarsi con una dozzina di colleghi provenienti dall’America, l’Africa, l’Asia e l’Europa. Si ragionerà, coralmente, di processi politici e sociali, di contemporaneità e internazionalismo, tirando in ballo – in totale sintonia con il programma annunciato da Enwezor – marxismo, socialismo libertario, teorie rivoluzionarie. Intorno a un’idea di solidarietà come progetto di emancipazione globale.
– Helga Marsala
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