Provincia di Milano e Regione Lombardia nicchiano: si aggrava la situazione del Mu.Fo.Co, il museo della fotografia di Cinisello Balsamo rischia la morte
Rispetto all’ultima volta che abbiamo affrontato l’argomento la situazione non è cambiata di molto. Il che è tutto meno che un segno positivo. Poco prima dell’estate, in occasione della mostra che alla Triennale di Milano ne celebrava – ironia della sorte – i primi dieci anni di attività, vi avevamo raccontato delle pesanti incognite sul […]
Rispetto all’ultima volta che abbiamo affrontato l’argomento la situazione non è cambiata di molto. Il che è tutto meno che un segno positivo. Poco prima dell’estate, in occasione della mostra che alla Triennale di Milano ne celebrava – ironia della sorte – i primi dieci anni di attività, vi avevamo raccontato delle pesanti incognite sul futuro del Mu.Fo.Co., il Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, unica realtà nel suo genere sul panorama nazionale. Incognite dettate dall’imminente soppressione dell’ente Provincia di Milano, alla quale verrà staccata la spina il prossimo 31 dicembre: sancendo così definitivamente la nascita di quel magmatico e al momento poco chiaro soggetto amministrativo che risponde al nome di Città Metropolitana. Palazzo Isimbardi, ad oggi, partecipa con una quota annua di 200mila euro ai costi di gestione del museo, là dove è il Comune di Cinisello a fare la parte del leone: mettendo sul piatto, oltre all’usufrutto della sede – la storica Villa Ghirlanda – anche 300mila euro cash ogni anno. Chi garantirà la determinante somma oggi in carico alla Provincia quando questa cesserà di esistere? Qui il mistero si infittisce, perché non è ancora chiaro a chi passeranno le competenze in merito alla cultura al momento del rompete le righe: finiranno in capo alla Città Metropolitana? Oppure a Regione Lombardia?
Segnali scoraggianti quelli arrivati dall’incontro pubblico indetto, poche ore fa, dai vertici del Museo e dall’amministrazione comunale della città: Regione Lombardia non pervenuta, Provincia di Milano presente solo per mezzo di una nota inviata dall’assessore alla cultura Umberto Novo Maerna, che promette lo sblocco della quota relativa all’anno in corso nel momento in cui verranno sciolti gli ultimi dubbi sul rispetto di un Patto di Stabilità gravato da un’emorragia in mancati trasferimenti dallo Stato pari a 23 milioni di euro. Già, perché non è solo il futuro del museo ad essere avvolto nel mistero, ma addirittura il suo presente, con la somma promessa per il 2014 ancora lontana dall’essere erogata. E la pericolosa mancanza del rinnovo della convenzione che anche per l’anno incorso impegnava l’ente al sostegno del Museo: un’assunzione di responsabilità senza la quale è legislativamente difficile, se non impossibile, capire chi possa subentrare nell’impegno. Perché se è vero che al 31 dicembre le convenzioni in essere stipulate dalla Provincia finiranno sui tavoli del Pirellone per essere redistribuite a seconda della competenza a questo o a quell’ente locale, è altrettanto vero che in assenza di una formale consegna da passare… a saltare può essere il passaggio stesso.
A lanciare un salvagente è il deputato PD Daniela Gasparini, sua la proposta di legge presentata perché il museo venga nazionalizzato, con il MIBACT titolare del 50% delle quote di una nuova Fondazione, Regione e Città Metropolitana con il 20% a testa e Comune a chiudere il cartello con il rimanente 10%. Soluzione difficile e, soprattutto, non di immediata realizzazione, che porterebbe al mantenimento della parte di archivio e di laboratori a Cinisello, splittando la stagione espositiva nei locali milanesi dello Spazio Oberdan, soggetto oggi sotto le dipendenze della Provincia, e non più in Triennale, come immaginato invece qualche mese fa.
Cosa rischiamo di perdere? Una collezione di due milioni di fotografie (di, tra gli altri, Oliviero Toscani, Alfredo Jaar, Luigi Ghirri, Letizia Battaglia, Gabriele Basilico, Fischli & Weiss, Mimmo Jodice), l’archivio dell’agenzia Grazia Neri, una biblioteca specializzata con ventimila volumi, importanti progetti di arte relazionale e animazione culturale del territorio, dieci anni di mostre e eventi di alta qualità. E il lavoro di dodici persone.
– Francesco Sala
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