Da Richter a Warhol, a New York al via la settimana di aste dedicate ai giganti dell’arte del dopoguerra e del contemporaneo. Intanto da Sotheby’s volano i Rothko di Rachel Mellon
Dopo la settimana di aste dedicate all’Impressionismo e all’arte moderna, a New York si torna in scena con il contemporaneo. Parte l’11 novembre Sotheby’s, forte del risultato da record ottenuto lo scorso martedì con le sculture di Modigliani e Giacometti, e che anche ieri ha portato a casa un altro successo, con il 100% di […]
Dopo la settimana di aste dedicate all’Impressionismo e all’arte moderna, a New York si torna in scena con il contemporaneo. Parte l’11 novembre Sotheby’s, forte del risultato da record ottenuto lo scorso martedì con le sculture di Modigliani e Giacometti, e che anche ieri ha portato a casa un altro successo, con il 100% di venduto all’asta composta da pezzi provenienti dalla collezione della filantropa Rachel “Bunny” Mellon, scomparsa all’età di 103 anni lo scorso marzo. Tra le opere più contese della serata, due tele di Mark Rothko, una del 1955, Untitled (Yellow, Orange, Yellow, Light Orange), stimata tra i 20 e i 30 milioni di dollari e venduta a 36,5 milioni, e un’altra del 1970, di dimensioni più piccole della precedente, ma considerata uno degli ultimi tre lavori completati dall’artista prima della sua morte, che ha quasi raggiunto i 40 milioni di dollari.
Nella Evening Sale Sotheby’s gioca la partita con un altro lavoro di Rothko, N. 21 (Red, Brown, Black and Orange), con Gerhard Richter e con un gruppo di quattro ritratti di São Schlumberger di Andy Warhol. Bonham’s, invece, rilancia con Roy Lichtenstein in his Studio, 1964, una delle trasposizioni pittoriche di fotografie di Dennis Hopper. Il 12 novembre sarà invece il turno di Christie’s con opere di Roy Lichtenstein, Bruce Nauman, Andy Warhol e Claes Oldenburg, mentre giovedì Phillips batterà opere di Dan Flavin, Yayoi Kusama, Richard Prince, Robert Ryman, Rudolf Stingel, accanto a lavori di giovani e promettenti artisti come Tauba Auerbach, Wade Guyton e Julie Mehretu.
– Marta Pettinau
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