Daniela Franzella vince il Premio FAM per giovani artisti siciliani. Una nuova promessa della scultura? Il suo circo felliniano conquista pubblico e giuria
Si è conclusa la prima edizione del Premio FAM, dedicato dalle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento ai giovani artisti siciliani. Trentatré i partecipanti, segnalati da una commissione di critici, galleristi, artisti, docenti della scena siciliana. A scegliere i tre migliori, invece, c’era una giuria formata da Michele Bonuomo, direttore di Arte Mondadori, Giovanni Giuliani, collezionista e presidente […]
Si è conclusa la prima edizione del Premio FAM, dedicato dalle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento ai giovani artisti siciliani. Trentatré i partecipanti, segnalati da una commissione di critici, galleristi, artisti, docenti della scena siciliana. A scegliere i tre migliori, invece, c’era una giuria formata da Michele Bonuomo, direttore di Arte Mondadori, Giovanni Giuliani, collezionista e presidente dell’omonima fondazione romana, e Marco Meneguzzo, critico e curatore.
Primo premio e Premio popolare (quest’ultimo intitolato ad Andrea Di Marco) per Daniele Franzella (Palermo, 1978), che ha convinto con il suo Qualcuno non sia solo, imponente gruppo scultoreo in terracotta policroma: una tecnica classica, per un’opera figurativa, impeccabile nella resa dei corpi, dei lineamenti, delle superfici morbide; ma che appositamente scarta l’esattezza della scala naturale, in favore dell’ambiguo. Nulla che riporti entro la cornice della più scontata tradizione plastica. Nel rimando a maestri come Juan Munoz, Kiki Smith o Stephan Balkenhol, l’opera si muove in una dimensione poetica ed attuale: un meccanismo di sospensione e di straniamento esalta la bellezza di un’immagine scenica – teatrale o cinematografica – e insieme la sottratte al tempo, convertendola in apparizione onirica. Mentre la materia pesante della scultura diventa sostanza volatile, notturna.
La compagnia circense, ritta dinanzi allo spettatore, ridesta un’immagine felliniana, sul punto di piegarsi in allucinazione. Candore ed inquietudine: nani, cavalli, domatori e ballerine restano fissi nelle loro pose ordinate, nei tratti malinconici dei volti, nella luce grigio perla che li avvolge, tra i riflettori ancora accesi e il silenzio di una platea vuota. Un lavoro incantevole.
Secondo posto per i gemelli Carlo e Fabio Ingrassia (Catania, 1985), premiati per l’inconfondibile tecnica grafica: uno mancino, l’altro destrorso, lavorano a quattro mani sull’immagine, sfruttando millimetriche variazioni tonali di grafite, che generano immagini ultra reali, in cui la solidità dell’oggetto e l’immaterialità delle ombre si invertono, scatenando un gioco percettivo intorno al segno, lo spazio e i volumi scultorei.
Infine, Stefano Cumia (Palermo, 1980), terzo classificato, convince con la sua astrazione rigorosa, geometrica, eppure vibrante, che articola superficie grezza della tela e struttura occulta del telaio, forma e margine: anche in questo caso un lavoro con la pittura e sulla pittura, in qualche modo aperto a una dimensione plastica, oggettuale.
I vincitori portano a casa tre residenze: Dusseldorf per Franzella, la Toscana per gli Ingrassia, la Valle dei Templi di Agrigento per Cumia.
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati