La Germania aumenta i fondi per la cultura del 4,3% nel 2015. Ecco perché è e resterà il Paese leader in Europa: perché conosce l’etica pubblica della politica
Qualcuno pensa forse che la Germania sia la terra del Bengodi, che Angela Merkel non abbia i suoi bravi problemi a gestire le strette di bilancio, ad armonizzare problemi di immigrazione e integrazione pesantissimi, a lottare con il costo del lavoro e le sperequazioni sociali? Se lo pensa, sbaglia: forse viziato da un presenzialismo tedesco […]
Qualcuno pensa forse che la Germania sia la terra del Bengodi, che Angela Merkel non abbia i suoi bravi problemi a gestire le strette di bilancio, ad armonizzare problemi di immigrazione e integrazione pesantissimi, a lottare con il costo del lavoro e le sperequazioni sociali? Se lo pensa, sbaglia: forse viziato da un presenzialismo tedesco sulle politiche economiche europee che probabilmente eccede la legittimità. Però, in questo quadro, c’è un fondamentale che differenzia le politiche con le quali si affrontano problematiche che accomunano tutti gli stati membri, con diverse inflessioni, ovviamente: ovvero l’etica pubblica.
Quello che in Germania non è in discussione, per esempio, è che chiudere o comunque ridimensionare un museo, o un altro centro culturale, non provoca un danno solo nella misura in cui mette in difficoltà i lavoratori direttamente coinvolti: è un vulnus inaccettabile all’identità nazionale, è una minaccia grave alla formazione, all’educazione delle nuove generazioni. E infatti non accade: i fondi destinati alla cultura, giustissimamente, non stanno sullo stesso piano di altri investimenti pubblici, e quindi oggetto di oscillazioni, di contrazioni aprioristiche e incondizionate. Non vengono trattati come investimenti improduttivi e quindi primo bersaglio dei risparmi, come accade spesso anche dalle nostre parti.
L’ultima riprova? La commissione Bilancio del Bundestag comunica che gli stanziamenti per la cultura cresceranno nel 2015 di 118 milioni di euro in più, per un totale di oltre 1 miliardo e 300 milioni. Un aumento percentuale del 4,26 %, impensabile con le logiche dei nostri governanti. “La commissione Bilancio ha scelto di dare un forte segnale sulla centralità della politica culturale“, ha dichiarato Monika Grütters, ministro tedesco della cultura. “Vorremmo che l’esempio fosse seguito dai responsabili culturali dei diversi Länder, che in un momento finanziariamente difficile non subiranno tagli dal governo centrale“.
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