Lorenza Trucchi, novant’anni di rigore e di passione per l’arte. Ai Martedì Critici parla una grande critica e giornalista. Pazza di Francis Bacon

Prosegue l’alternanza di nomi e ruoli nel parterre dei Martedì Critici, giunto alla sua quinta edizione ed approdato, insieme ad Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti, nella doppia cornice del Maxxi e del Macro, in attesa del nuovo ciclo al Madre di Napoli. Sesto e ultimo appuntamento, presso il museo di via Reggio Emilia, con una […]

Prosegue l’alternanza di nomi e ruoli nel parterre dei Martedì Critici, giunto alla sua quinta edizione ed approdato, insieme ad Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti, nella doppia cornice del Maxxi e del Macro, in attesa del nuovo ciclo al Madre di Napoli.
Sesto e ultimo appuntamento, presso il museo di via Reggio Emilia, con una critica, scrittrice e giornalista:  nata a Monaco nel 1922 da una famiglia ligure che si spostò a Roma nel 1934, Lorenza Trucchi cominciò a dedicarsi alla critica militante e all’informazione culturale subito dopo la laurea in Giurisprudenza, una volta scoperto l’amore per l’arte. Dal 1949 comincia a collaborare assiduamente con quotidiani come “Il Momento”, “Il Gazzettino”, “Il Corriere mercantile”, “Il Giornale”, e a periodici come “Leggere”, “Il Taccuino delle Arti”, “Giovedì”, “Art Dossier”, “L’Europa Letteraria”.
Amò e seguì con slancio il lavoro di artisti come Burri, Bacon, Dubuffet, di cui scrisse sovente e con profondità, conoscendo al contempo – tra la vivace Roma degli anni Cinquanta e Sessanta, e diverse capitali europee – personaggi come Man Ray, Rauschenberg, Rothko, de Chirico. Il milieu culturale era quello in cui si muovevano – compagni di scrittura e di esplorazione estetica – Argan, Barilli, Pasolini, Scialoja, Brandi, Bucarelli, Montanelli.

Lorenzo Vespignani e Lorenza Trucchi

Lorenzo Vespignani e Lorenza Trucchi

Donna forte, autorevole, indipendente, appassionata, solitaria, ebbe un solo grande amore, quello per Giancarlo Vigorelli: quindici anni insieme, poi la rottura da parte di lui, per via epistolare, il risentimento e la sofferenza di lei, un muro alzato per difesa. Da allora fu, essenzialmente, una vita per l’arte, condotta con passione e disciplina, continuando a consumare ed archiviare esperienze straordinarie. E ne ha tante di cose da raccontare, Lorenza Trucchi, con la bellezza e la schiettezza dei suoi 92 anni. Come quella volta in cui, trovandosi a cena con Bacon, a Londra, gli sentì dire che Guttuso, conosciuto in casa di Balthus, era per lui “un pittore scadente”: l’artista (“un uomo amabile, gentile. Molto inglese. Con un fondo autodistruttivo”, come lo definì in un’intervista ad Antonio Gnoli, su Repubblica) le confessò di avere invece un debole per il cinema di Pasolini e Bertolucci.
Curatrice di mostre, docente all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila e di Roma, Lorenza Trucchi ha collezionato una serie di prestigiosi incarichi istituzionali: è stata Presidente della Quadriennale di Roma, Commissario del Padiglione Italia della Biennale di Venezia nel 1982, membro della Commissione Esperti del Settore Arti Visive della Biennale di Venezia, nel 1988 e nel 1990.
C’è bisogno di circostanziare e di valutare, più gli uomini che non le tendenze e le scuole: quel che in un artista è un’idea che fa sangue, in una scuola scade spesso ad un facile schema che dissangua l’artista e l’arte” disse una volta. Ed era questa una costante, nel suo sguardo sul mondo e sulle opere: mettersi in ascolto degli uomini, dei loro conflitti, della verità esistenziali che si fanno, straordinariamente, forma e  linguaggio. Tutto il resto è maniera, persino noia.
E di noia parlò, soffermandosi sul presente, ancora in quell’intervista del 2013 a Gnoli: “Condivido l’affermazione di Jean Clair che i tempi brevi della finanza snaturano quelli lunghi dell’arte. E che questa è diventata un gioco borsistico. Ma non saprei dire alla lunga cosa accadrà. A un certo punto avremo una svolta, un salto. Sono dell’idea che rari individui vedono in rari momenti ciò che noi non vedremo mai in tutta la vita. È il segreto della grande arte. Come si fa a dire che è morta? Oggi però mi annoia“. Le leggi del mercato, prima di quelle dello spirito e dell’intelletto; il nuovo manierismo, dopo molti sussulti d’avanguardia; un polveroso conformismo, nell’attesa di quel “salto”. Per una donna che raccontò l’arte attraverso i tormenti di Bacon, la lucida follia di Dubuffet, il rigore immaginifico di Arp, oggi è anche, giustamente, il tempo di un certo disincanto. E del ricordo. Senza che si spenga, ancora, l’emozione.

–   Helga Marsala

I Mertedì Critici
4 novembre 2014,
ore 19
Marco / Sala Cinema –  via Reggio Emilia 54, Roma
www.imartedicritici.com

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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