Outdoor 2014. Come è andata la “Biennale di Venezia della street art” a Roma? Ne abbiamo parlato con il fondatore
Diecimila euro di finanziamento della Regione Lazio, una grande società parastatale (la Cassa Depositi e Prestiti) che ha messo a disposizione uno spazio di pura archeologia industriale oggi abbandonato e in procinto di trasformarsi urbanisticamente a ridosso del Centro Storico, e poi tante idee, spunti, contatti, esperienza nel mondo della Street Art a Roma e […]
Diecimila euro di finanziamento della Regione Lazio, una grande società parastatale (la Cassa Depositi e Prestiti) che ha messo a disposizione uno spazio di pura archeologia industriale oggi abbandonato e in procinto di trasformarsi urbanisticamente a ridosso del Centro Storico, e poi tante idee, spunti, contatti, esperienza nel mondo della Street Art a Roma e non solo. E così a Roma il festival Outdoor, che fino alla scorsa edizione aveva puntato a fertilizzare i muri ciechi del quartiere Ostiense, ha smesso di essere “outdoor” ed è andato al coperto negli spazi, sempre a Roma, della ex Dogana dello Scalo ferroviario San Lorenzo. Della modalità (padiglioni nazionali a copiare idealmente la Biennale di Venezia), vi abbiamo già parlato. Siamo qui per aggiungere il tassello di un confronto con l’ideatore di Outdoor, Francesco Dobrovich, con il quale in questa intervista abbiamo affrontato i temi del successo di questa manifestazione. Successo al di sopra di ogni aspettativa se è vero come vero che, quando ancora manca un fine settimana di apertura, i visitatori sono circa 11mila per gli eventi e oltre 4mila solo per la mostra. Roba che neanche un museo d’arte contemporanea. Tutti paganti naturalmente. Sì perché Outdoor è diventato, specialmente in questa ultima edizione, un dispositivo economico: eventi, presentazioni di prodotti, serate, tanti biglietti staccati, aziende che vogliono esserci (con grandi nomi, Smart in primis). E dunque introiti e posti di lavoro (un bell’indotto a partire dai 10mila euro di cui sopra) e… polemiche. “La street art divorata dalla finanza” sono arrivati a scrivere alcuni, in spregio del ridicolo. Di questo e di altro abbiamo parlato con Dobrovich in questa intervista.
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