Sacerdoti, armatevi di torcia e cellulare. Ecco le linee guida di CEI e Carabinieri per la tutela dei beni culturali ecclesiastici: obbiettivo, difendersi da furti e danneggiamenti
Primo: dotarsi di un inventario completo dei beni mobili di propria pertinenza. Non è il classico comandamento, anche se di Chiesa comunque stiamo parlando. Quello citato è infatti uno dei primi passaggi delle Linee guida per la tutela dei beni culturali ecclesiastici, appena consegnate a Roma dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini al Segretario […]
Primo: dotarsi di un inventario completo dei beni mobili di propria pertinenza. Non è il classico comandamento, anche se di Chiesa comunque stiamo parlando. Quello citato è infatti uno dei primi passaggi delle Linee guida per la tutela dei beni culturali ecclesiastici, appena consegnate a Roma dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini al Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, Monsignor Nunzio Galantino, alla presenza del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale Leonardo Gallitelli.
La pubblicazione, oltre a offrire consigli pratici per la tutela dei beni culturali ecclesiastici che costituiscono un obiettivo della criminalità del settore, è un’occasione per diffondere le iniziative di inventariazione e censimento che le Diocesi stanno conducendo a favore del patrimonio culturale ecclesiastico. Che devono fare, dunque, sacerdoti e diaconi, per mettersi al riparo da ruberie e danneggiamenti vari? Il vademecum è dettagliato e molto pratico, con indicazioni che a volte strappano un sorriso. “Verifica il deflusso dei fedeli e procedi attentamente alla chiusura della chiesa”, prescrive ad esempio la guida, realizzata dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, diretto dal Generale Mariano Mossa, in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici. Puntualizzando poi che “la prudenza consiglia che la verifica del deflusso dei fedeli venga effettuata da due persone. Utilizza una torcia per illuminare le aree buie e porta al seguito il telefono cellulare per poter chiamare il 112, in caso di necessità”.
E se il prete magari è anziano, e non ce la fa da solo? Basta “raccogliere la disponibilità di un volontario che, giornalmente (soprattutto in orari serali), effettui una rapida ispezione agli accessi dell’edificio di culto isolato”. Con considerazioni che sconfinano nel lapalissiano, come quando si assicura che creando un collegamento con il 112 l’intervento della pattuglia dell’Arma potrebbe “procedere all’arresto, in flagranza di reato, dell’autore del furto“. Battute a parte, la lettura è interessante e utile, trovate il documento integrale al link qui sotto…
Linee guida per la tutela dei beni culturali ecclesiastici
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