Saranno gli artisti Tania Candiani e Luis Felipe Ortega a rappresentare il Messico alla Biennale di Venezia 2015. Con un progetto fra memoria e realtà sociale
Ora anche l’Italia ha finalmente il curatore per il suo padiglione alla Biennale di Venezia, per cui si può guardare agli annunci degli altri stati con un pochino meno di depressione. Certo, manca ancora un progetto curatoriale, e mancano soprattutto gli artisti che lo sostanzieranno: ma almeno sappiamo che c’è qualcuno che ci sta lavorando. […]
Ora anche l’Italia ha finalmente il curatore per il suo padiglione alla Biennale di Venezia, per cui si può guardare agli annunci degli altri stati con un pochino meno di depressione. Certo, manca ancora un progetto curatoriale, e mancano soprattutto gli artisti che lo sostanzieranno: ma almeno sappiamo che c’è qualcuno che ci sta lavorando. Ora è il governo messicano a comunicare il progetto selezionato: l’Istituto Nazionale di Belle Arti aveva indetto un concorso su invito a undici curatori, e tra i sette presentati è stata scelta la proposta Possessing Nature. La collaborazione degli artisti Tania Candiani(Città del Messico, 1975) e Luis Felipe Ortega (Città del Messico, 1966) presenterà un omaggio al transito dei propri padiglioni nella città lagunare e, in parallelo, una riflessione storica attraverso un percorso che accomuna e differenzia la capitale del Messico e il capoluogo veneto.
Il nomadismo tipico dei nostri tempi sarà utilizzato per proporre un discorso sulla memoria, sulla società, sul piacere e sull’economia, aprendo diverse possibilità di lettura in un percorso spazio-temporale, avendo come punto di riferimento l’architettura, simbolo del potere e principio organizzatore della libertà della natura. Da sempre il Messico cura la novità e la varietà delle sue proposte biennalesche: dal violento allestimento di Teresa Margolles all’installazione sonora di Ariel Guzik che, nella scorsa edizione, donava al pubblico una semplice ma inaspettata esperienza di riscoperta dell’interno non percorribile della Chiesa di San Lorenzo. Anche se le premesse appaiono mutate – il paese centroamericano ha infatti finalmente una sede stabile dentro l’Arsenale – il progetto sembra avere tutte le carte in regola per mostrare un ulteriore ripensamento della cultura d’oltreoceano.
– Romina Viggiano
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