Sotheby’s licenzia il CEO William F. Ruprecht. I successi sul mercato dell’arte non bastano a placare le ire dell’azionista di riferimento Daniel Loeb: e la borsa plaude
Non è servito aver appena portato a casa l’asta più ricca della propria storia, né aver progressivamente ridotto le distanze nella corsa al primato globale di settore con la storica rivale Christie’s. Il 20 novembre Sotheby’s ha annunciato le dimissioni del CEO William F. Ruprecht, da tempo additato dall’azionista di maggioranza Daniel Loeb come il […]
Non è servito aver appena portato a casa l’asta più ricca della propria storia, né aver progressivamente ridotto le distanze nella corsa al primato globale di settore con la storica rivale Christie’s. Il 20 novembre Sotheby’s ha annunciato le dimissioni del CEO William F. Ruprecht, da tempo additato dall’azionista di maggioranza Daniel Loeb come il responsabile delle minori performance della casa d’aste, paragonata ad un “dipinto antico con un disperato bisogno di restauro”. Quest’anno l’azienda ha infatti registrato una caduta del valore delle sue azioni di oltre il 20%, nonostante alcuni picchi in salita durante le aste più importanti; e dopo l’annuncio il titolo è salito del 7% nella serata e dell’8% nella giornata successiva. Forse il mercato è d’accordo con Mr. Loeb?
Ruprecht ha guidato Sotheby’s dal 2000 e resterà in carica finché non verrà designato il suo successore, per il quale l’AD Domenico De Sole è già alla ricerca. Sotto il suo nome Sotheby’s si è espansa nelle vendite private, nei settori della vendita di vino e gioielli, nei programmi di educazione a livello globale e nella presenza online. Ma i successi nel mercato dell’arte non sempre corrispondono a migliori performance a livello di mercato azionario: una doppia anima di cui la casa d’aste inglese deve sempre tener conto, a differenza di Christie’s, saldamente in mano a François Pinault.
– Martina Gambillara
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