Stefano Cagol ed Enzo Umbaca al Maga di Gallarate. Doppia residenza con workshop, insieme agli studenti. Viaggi, corpi, territori ed energie
Una settimana per due artisti, al Maga di Gallarate. Tra il 17 e il 22 novembre Stefano Cagol ed Enzo Umbaca hanno lavorato al museo, condividendo con un gruppo di studenti due distinti momenti di ricerca, azione e riflessione, nell’ambito dei programmi messi a punto dal Dipartimento Educativo. Con The Body of Energy (of the mind) Cagol, tramite un workshop e […]
Una settimana per due artisti, al Maga di Gallarate. Tra il 17 e il 22 novembre Stefano Cagol ed Enzo Umbaca hanno lavorato al museo, condividendo con un gruppo di studenti due distinti momenti di ricerca, azione e riflessione, nell’ambito dei programmi messi a punto dal Dipartimento Educativo.
Con The Body of Energy (of the mind) Cagol, tramite un workshop e una performance finale, ha condiviso i contenuti dell’omonimo progetto in corso tra vari Stati d’Europa, dalla Norvegia all’Italia. Frutto di un bando promosso dalla società energetica tedesca RWE, il lavoro approfondisce ed esplora le relazioni possibili tra energia e ambiente: utilizzando una complessa strumentazione tecnologica, l’artista prova a visualizzare in chiave cromatica e formale l’energia emessa dai corpi, dalle case, dalle città. Un dialogo intenso con i luoghi, che restituisce all’occhio i movimenti sottili della materia, il flusso invisibile da cui si origina la vita. Ed è da questo archivio immaginifico che gli studenti sono partiti per realizzare delle videoinstallazioni, nel ruolo di registi ed attori.
Si chiama invece Nomadismo Nobile il progetto presentato da Umbaca ai ragazzi di Gallarate. Al centro il rapporto tra arte e quotidiano, per una rilettura creativa di ciò che è banale, prossimo, conosciuto. Con l’esperienza del viaggio a fare da stella polare e da metafora portante. Durante il laboratorio il gruppo ha lavorato alla costruzione di una grande tenda, realizzata con materiali tessili caratteristici della produzione industriale varesina. Un’architettura effimera, in forma di maxi patchwork artigianale, concepita come installazione e come spazio ricreativo, di pensiero e di immaginazione, in cui dare vita a happening, performance, proiezioni di video e mini rassegne cinematografiche. La testimonianza di questa intensa settimana al Maga, in un diario di fotografie.
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