Capodanno 2015 a Bologna? Porta la firma di Andreco. È lui l’artista scelto dal Comune per progettare il Vecchione da bruciare in Piazza Maggiore
L’anno che se ne va, per i bolognesi, ha da sempre il volto del “Vecchione”. Un fantoccio destinato al rogo del 31 dicembre, che i cittadini riuniti in Piazza Maggiore salutano nel cuore della festa, come in una cerimonia propiziatoria: le origini si perdono nel tempo e la formula resiste, invariata, con tutta la potenza […]
L’anno che se ne va, per i bolognesi, ha da sempre il volto del “Vecchione”. Un fantoccio destinato al rogo del 31 dicembre, che i cittadini riuniti in Piazza Maggiore salutano nel cuore della festa, come in una cerimonia propiziatoria: le origini si perdono nel tempo e la formula resiste, invariata, con tutta la potenza primitiva di certe tradizioni. Staccarsi dal passato, nel rito delle fiamme, per rinascere in un tempo nuovo.
Da un po’ di anni il falò del Vecchione ha anche una valenza artistica. È iniziata infatti nel 2005 la collaborazione tra il Comune di Bologna e gli artigiani della compagnia carnevalesca di San Matteo, incaricati di realizzare le sculture progettate da artisti delle ultime generazioni, legati alla città: anno dopo anno i Vecchioni bruciati in piazza portavano la firma di Cuoghi&Corsello, Sissi, Ghermandi, Ericailcane, Marco Dugo, Paper Resistance, PetriPaselli, To/Let. Per il 2015 è Andreco ad aver ricevuto l’incarico. Da sempre interessato ai rapporti tra arti plastiche e paesaggio (urbano o naturale), tra uomo e ambiente, Andreco si muove agilmente in un territorio ibrido, che dall’arte pubblica ai lavori su carta o su tela, dalla botanica alla geologia, dalla pittura all’installazione, rivela una cifra personale, costellata da un immaginario e uno stile subito riconoscibili.
Così racconta il suo esperimento per il capodanno bolognese: “Cosa bruciare assieme al Vecchione? Avrei potuto riferirmi all’inquinamento e alle sue ripercussioni sull’ecosistema e sulla salute, a come la nostra società dovrebbe cambiare l’utilizzo di risorse naturali operando una transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili e riducendo consumi e sprechi. Avrei potuto parlare della mia insofferenza per l’autoritarismo e per i grandi e piccoli quotidiani abusi di potere. Avrei potuto riferirmi alla corruzione e alle speculazioni finanziarie che ciclicamente generano le crisi e impoveriscono i cittadini. Avrei potuto bruciare l’intolleranza, il razzismo, il sessismo e l’omofobia”.
E invece? Invece il suo rogo di Piazza Maggiore vola ad altezze più concrete, scegliendo una dimensione individuale, metafora dell’orizzonte esistenziale lungo cui ci si muove. Tutti i mali che corrodono le strutture sociali si trasformano in un disagio personale, con ripercussioni continue sulla qualità della vita di ognuno. Oltre l’astrazione, oltre i massimi sistemi: un riverbero diretto nel quotidiano; una valanga di “guai”.
“Più forte dei guai” è allora il titolo del Vecchione di Andreco. Un omone celeste, che ha la forgia di una divinità orientale, solleva un grande sasso (figura ricorrente nell’iconografia dell’artista), pronto a scagliarlo lontano. Combattere i guai alla radice, spiega Andreco, è l’unica soluzione che c’è. Niente di meglio di un simbolico falò, per disfarsene e ricominciare.
– Helga Marsala
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