I fondi pubblici per la ricerca umanistica? Insufficienti. E i privati danno una mano. Come l’Istituto Sangalli di Firenze, fucina di giovani ricercatori europei
Alla storia della fuga dei cervelli siamo tristemente abituati. Giovani e meno giovani di talento, disoccupati, sprecati o sottovalutati in patria, che si reinventano oltreconfine: studenti, lavoratori o ricercatori, costretti ad andare e non tornare più. La vera piaga di un paese per vecchi, stritolato nel circolo vizioso di una crisi epocale. Ma se ogni […]
Alla storia della fuga dei cervelli siamo tristemente abituati. Giovani e meno giovani di talento, disoccupati, sprecati o sottovalutati in patria, che si reinventano oltreconfine: studenti, lavoratori o ricercatori, costretti ad andare e non tornare più. La vera piaga di un paese per vecchi, stritolato nel circolo vizioso di una crisi epocale.
Ma se ogni tanto, in controtendenza, anziché di fuga si parlasse di sbarco? Lo sbarco dei cervelli, in Italia. Inusuale, ma possibile. Laddove dei centri di eccellenza si adoperino per calamitare sul suolo italico professionalità e intelligenze di tutto il mondo, in cerca di borse di studio, assegni di ricerca, stimoli nuovi. Un esempio? Il neonato Istituto Sangalli di Firenze, fondato per diventare in breve tempo una fucina di studiosi, nell’ambito della storia e delle culture religiose, grazie a programmi di promozione e di sostegno per giovanimeritevoli.
Tra borse, premi, progetti di ricerca, conferenze e seminari, l’Istituto porta avanti la sua missione culturale, potendo contare sul patrimonio della famiglia Sangalli e sull’impegno appassionato del presidente e fondatore Maurizio Sangalli, docente di storia medievale e moderna presso l’Università per stranieri di Siena.
Centralissima la sede, in Piazza San Firenze, a due passi da Palazzo Vecchio; totalmente privata – nonché laica e aconfessionale – la natura dell’iniziativa, che ha già messo in cantiere alcuni progetti, nelle sue prime settimane di vita: assegnata una borsa di studio per il periodo compreso tra settembre 2014 e marzo 2015, mentre nel corso di dicembre arriverà un bando per un’altra borsa, stavolta annuale, indirizzata specificamente a giovani studiosi di temi socio-religiosi.
Lo spirito che anima il progetto non è solo generoso, in pieno slancio mecenatesco, ma anche coraggioso: una piccola oasi preziosa, in un Paese che ha scelto di abdicare al ruolo di garante e promotore dell’alta formazione accademica e della sperimentazione intellettuale. I dati? Sconfortanti. Ecco quelli che arrivano dal Miur: dal 2008 al 2013 il fondo di finanziamento ordinario delle università ha perso il 12,95%, passando da 7,41 miliardi di euro a 6.45. Un po’ meglio con la legge di stabilità appena varata dal governo Renzi, che assegnerebbe 7,1 miliardi per il 2014-15, con un + 0,8%: si attende però l’ok definitivo della Corte dei Conti, che vuole vederci chiaro sulle coperture.
In questo contesto, il ruolo del privato – così come accade sempre più spesso con la gestione del patrimonio pubblico, coi finanziamenti di importanti restauri, con grosse produzioni museali – diventa strategico anche per il settore ricerca. E il sostegno dei cittadini, naturalmente, è essenziale. Per chi volesse dare una mano all’Istituto Sangalli e ai suoi borsisti, è possibile associarsi con contributi liberi, oppure affittare i bellissimi spazi di San Firenze per eventi esclusivi, meeting, conferenze stampa, presentazioni. Il ricavato va tutto per la benedetta, bistrattata, irrinunciabile ricerca umanistica, cenerentola e ossatura di un Paese con la memoria corta e gli orizzonti brevi.
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati