La porcheria delle nomine di Dario Franceschini non passa inosservata nonostante il Natale. Appello per la direzione generale dell’arte contemporanea scippata a Francesco Prosperetti. Achille Bonito Oliva primo firmatario

NEPPURE NELLA PEGGIORE PRIMA REPUBBLICA Come nelle più patetiche abitudini della Prima Repubblica le zozzate più impresentabili si fanno o durante le festività natalizie, oppure in occasione del Ferragosto. A scelta. L’importante è che la gente sia distratta, in altre faccende affaccendata, impossibilitata dall’esercitare la propria attività di controllo. E non solo la gente comune, […]

NEPPURE NELLA PEGGIORE PRIMA REPUBBLICA
Come nelle più patetiche abitudini della Prima Repubblica le zozzate più impresentabili si fanno o durante le festività natalizie, oppure in occasione del Ferragosto. A scelta. L’importante è che la gente sia distratta, in altre faccende affaccendata, impossibilitata dall’esercitare la propria attività di controllo. E non solo la gente comune, anche l’opposizione che, infatti, a riprova della strategia riuscitissima, anche sta volta ha taciuto. Dario Franceschini, insomma, ha dimostrato di non essersi dimenticato le tattiche democristiane della sua gioventù e nel giorno della Vigilia di Natale ha fatto passare un’infornata di nomine inqualificabili per quanto riguarda i direttori generali del Ministero mettendo una seria ipoteca su tutta la riforma del dicastero del Collegio Romano, e facendo perdere ogni credibilità alla imminente tornata di bandi che porteranno per la prima volta personalità anche esterne nei grandi musei strategici per il paese. Ma se le premesse sono queste, cosa aspettarsi dal Decreto Musei? Eravamo molto ottimisti, siamo oggi molto pessimisti.
Cosa è successo ve lo abbiamo raccontato fino allo sfinimento: eravamo entusiasti per la ri-nascita della direzione generale dedicata all’arte contemporanea e, ovviamente, la direzione era stata assegnata a Francesco Prosperetti, il dirigente del Mibact più competente, sensibile e esperto in materia (fu lui a completare il Maxxi, a promuovere la rassegna Le Opere e i Giorni alla Certosa di Padula, a far rinascere il contemporaneo in Calabria – dove ha operato per un decennio – e a restaurare completamente il Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria). Peccato che dopo 10 minuti dalla chiamata da parte del Ministro, Prosperetti viene ricontattato dal Segretario Generale che gli comunica un errore, e il suo posto viene dato a Federica Galloni, forse la dirigente più distante dalle sensibilità e dalle capacità necessarie a far funzionare quella direzione generale. L’opporsi della Galloni alla grande opera di William Kentridge sui muraglioni del Tevere a Roma ne è solo un esempio.

L’ASSURDO CASO DI KENTRIDGE A ROMA
Su questo punto c’è da fare un inciso, sebbene su Artribune la questione sia stata in passato ampiamente sviscerata. L’opera di Kentridge, enorme ma totalmente autofinanziata per la bella cifra di 350mila euro, consiste in una pulitura (pulitura!!!) dei lerci contrafforti degli argini del fiume Tevere, nel cuore della città. RIbadiamolo: un’opera di pulizia che, in negativo, fa apparire dei fregi e delle sagome che andrebbero a comporre l’opera Trionfi e Lamenti. L’autorizzazione dalla Galloni è stata attesa per mesi e non è mai arrivata né è mai arrivata una spiegazione per l’insabbiamento del progetto che a tutt’oggi risulta “pending” presso la Direzione Regionale del Lazio. Direzione Regionale che, ironia della sorte, ha sede proprio lungo il Tevere, un po’ più a valle, nel complesso di San Michele, che affaccia su muraglioni violentati da graffiti, scritte vandaliche, scarabocchi, auto abbandonate, accampamenti abusivi. Questo vede dalla finestra del suo ufficio la Galloni, ma il suo problema è bloccare l’intervento in città di uno dei più grandi artisti viventi. Questa signora oggi è direttore generale per l’arte contemporanea nel Ministero della Cultura della Repubblica Italiana. Amen.

Il progetto di William Kentridge per i muraglioni del Tevere

Il progetto di William Kentridge per i muraglioni del Tevere

L’APPELLO PER PROSPERETTI
Ma torniamo a Prosperetti. La chance di averlo come direttore generale – concretizzatasi e poi sfumata nel giro di pochi minuti lo scorso 22 dicembre – ha mandato su tutte le furie il mondo dell’arte, che avrebbe potuto riavere il proprio direttore generale prediletto, colui che nel 2008/2009 (ovvero prima dell’abolizione della direzione generale architettura e arte contemporanea da parte di Sandro Bondi) già ricopriva questo ruolo. È nato spontaneamente un appello per ora aperto agli addetti ai lavori (Achille Bonito Oliva primo firmatario e poi Bruno Corà, Domenico de Masi, Alessandro Mendini, Paolo Desideri, Giorgio Muratore, Nicola di Battista, Alfredo Pirri, Valentina Valentini, Francesco Cellini, solo per menzionare i primissimi firmatari) e che presto si aprirà ad una sottoscrizione pubblica per chiedere al ministro Dario Franceschini di ravvedersi.

ALMENO UNA SPIEGAZIONE
Ciò che chiediamo a Dario Franceschini, in realtà, non è tanto un ravvedimento (probabilmente impraticabile, sarebbe un ripensamento del ripensamento) quanto una spiegazione. Il ministro ha tutto il diritto di fare scelte assurde e dannose, ha tutto il diritto di farsi strumentalizzare dagli inamovibili capi bastone del suo ministero, ha tutto il diritto di togliere incarichi a persone competenti e in ruolo e darli a persone incompetenti, non all’altezza e con un grado inferiore, ma deve spiegare il perché ai cittadini e a tutto un settore per definizione fragile e in difficoltà, un settore che subirà conseguenze gravi da questa scelta e che deve conoscere il motivo di questo disagio.

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Redazione

Redazione

Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie.

Scopri di più