L’opera censurata di Piazza Navona. Vigili e soprintendenza spengono l’installazione di Donato Piccolo a Roma
Piazza Navona finalmente libera – o quasi – dal mercatino di Natale. Il Comune, in occasione delle feste, pubblica un bando che mette ordine al caos di una fiera natalizia diventata sagra del trash: 72 licenze anziché 115, controlli più severi, attenzione al decoro urbano e l’obbligo a vendere solo prodotti della tradizione. Una parvenza […]
Piazza Navona finalmente libera – o quasi – dal mercatino di Natale. Il Comune, in occasione delle feste, pubblica un bando che mette ordine al caos di una fiera natalizia diventata sagra del trash: 72 licenze anziché 115, controlli più severi, attenzione al decoro urbano e l’obbligo a vendere solo prodotti della tradizione. Una parvenza di pulizia talmente rivoluzionaria da non essere accettata dagli operatori, che hanno preferito perdere un sacco di possibili incassi, lasciando la piazza praticamente vuota. Spazio subito occupato dai mille “vucumprà” – inarrestabili e indisturbati – piazzatisi qui e là come se niente fosse, al cospetto di Gian Lorenzo Bernini e di Francesco Borromini.
E in questo nuovo assetto, qualche giorno fa, è spuntata pure un’opera d’arte. Un intervento discreto, imprevisto, frutto di un’iniziativa privata: su un balcone affacciato sulla piazza – in quello che fu l’appartamento di Fabio Mauri – l’artista Donato Piccolo ha allestito una croce luminosa verde, simile a quelle delle farmacie. I led in movimento lasciano scorrere un testo poetico, che esplora metaforicamente il controverso rapporto tra i due giganti della piazza: proprio Bernini e Borromini, rispettivamente autori della Fontana dei Quattro Fiumi e della Chiesa di Sant’Agnese in Agone. Rivalità e stima, amore, odio e invidia, per una riflessione che comincia così: “In-videre e vide re. Nascondere la testa sotto un velo per non vedere l’orrenda opera; tutto ciò che non si può vedere è dentro i nostri occhi…”.
Un lavoro non invasivo, che non ha intaccato strutturalmente l’edificio storico (nessun foro sui muri, nessuna impalcatura), firmato da un giovane artista di talento, con tanto di curriculum ed esperienze presso musei e gallerie di primo piano. Tanti i turisti e i passanti che si sono fermati, incuriositi, ai piedi della croce, intenti a decifrare il testo e a farsi qualche domanda. Tutto bene, dunque? Affatto.
La scultura, che avrebbe dovuto rimanere al suo posto per una ventina di giorni, sarà presto tirata giù. A creare l’allarme, presentandosi alla porta della casa “incriminata”, svolgendo un sopralluogo e intimando di spegnere e smontare il tutto, sono stati i vigili urbani. Decisione presa – dicono – in accordo con la Soprintendenza, avvertita dell’”anomalia”. Questo secondo quanto riferito ad Artribune dall’artista.
Intuibili i motivi: l’opera intralcerebbe la visuale, inquinerebbe l’estetica del contesto e non sarebbe un “addobbo” adeguato rispetto al tema festivo. E le bancarelle, le giostrine, i pittori residui? Quelli sono in regola, e fastidio – per la legge – non ne danno. Così come non ne danno, evidentemente, le tante decorazioni natalizie che sbucano da finestre, balconi e portoni della città, anche allinterno di scorci storici e monumentali. Per non parlare degli ambulanti di cui sopra: meglio tollerati di un’opera d’arte in un balcone, a quanto pare. Per loro nessuna reale azione di contrasto.
Ma i proprietari dell’appartamento avevano chiesto un permesso ufficiale? In effetti no, se si esclude una conversazione informale con gli uffici amministrativi, durante la quale – ci racconta Piccolo – veniva dato un assenso verbale, a condizione di non praticare buchi sulla facciata. Tutto liscio, dunque, in apparenza. Fino all’arrivo dei vigili.
Ora, che la Soprintendenza svolga il suo preziosissimo mestiere, infilando paletti e divieti uno appresso all’altro – non senza antipatici eccessi di zelo – è un fatto regolare: se tutti i balconi di Piazza Navona si mettessero, in autonomia, ad appendere sculture e installazioni di ogni sorta, l’effetto favela sarebbe esplosivo. Dunque, una prassi burocratica (possibilmente rapida) per gestire anche questo tipo di iniziative resta necessaria. Ma perché – ex post – accanirsi contro un’opera di qualità, allestita con discrezione e solo per un periodo brevissimo?
Il sospetto è che se la croce di Donato Piccolo avesse fatto splendere un simpatico “Buon Natale, Buon Anno e Buona Befana”, al posto del suo raffinato testo autoriale, i vigili avrebbero lasciato correre. Ed è un po’ come la storia dell’installazione di Tim Noble & Sue Webster (totalmente autofinanziata) proposta al sindaco Marino per Piazza di Pietra: rifiutata, in quanto non aveva “alcuna attinenza con la tradizione natalizia“. Un Babbo Natale di plastica, probabilmente, l’amministrazione l’avrebbe gradito di più. Decoro urbano, rigurgito tradizionalista o beata ignoranza?
– Helga Marsala
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