Marco Pierini si dimette dalla direzione della Galleria civica di Modena. Il Comune emiliano sfratta l’arte dalla Palazzina dei Giardini per metterci i prodotti tipici enogastronomici
Ne avevamo parlato, noi di Artribune, già un paio di volte, ma quasi per esorcizzare una notizia che pareva a tutti talmente surreale da sembrare una burla di un Carnevale ancora lontano nei tempo. E invece per l’ennesima volta ci tocca constatare che nell’Italia di Mafia Capitale, nell’Italia che cancella la Storia dell’Arte dai programmi […]
Ne avevamo parlato, noi di Artribune, già un paio di volte, ma quasi per esorcizzare una notizia che pareva a tutti talmente surreale da sembrare una burla di un Carnevale ancora lontano nei tempo. E invece per l’ennesima volta ci tocca constatare che nell’Italia di Mafia Capitale, nell’Italia che cancella la Storia dell’Arte dai programmi dei licei, nell’Italia che va a rotoli ma che guai se Conte non convoca Pirlo, il Carnevale è ormai tutto l’anno. Sembrava una beffa, comunque, la notizia passata sulla stampa locale secondo la quale il Comune si sarebbe preparato a sfrattare la Galleria civica di Modena dalla strategica sede storica della Palazzina dei Giardini, per assegnare gli spazi a un consorzio di valorizzazione dei prodotti tipici enogastronomici. Culatello, Mortadella e Aceto Balsamico dove da oltre trent’anni soggiornavano Savinio, Nam June Paik e Josef Albers.
E invece era tutto vero: il Comune ha fatto orecchie da mercante alle proteste quasi sbalordite, e alle inoppugnabili ragioni di chi ci lavora da anni fra mille sacrifici e incertezze, a quel museo, e che dal 1983 ci ha allestito ben 122 mostre, facendone un riferimento a livello almeno nazionale. Niente da fare, i salumi da quelle parti hanno più santi in Paradiso (e più palanche, evidentemente) dell’arte. E arrivano le inevitabili – eppure ammiravoli, in un Paese affetto da poltronite congenita – dimissioni del bravo direttore Marco Pierini. “Non ritengo, nella maniera più assoluta, che un museo possa perdere, sia pure temporaneamente (anche se i nuovi inquilini hanno espresso l’intenzione di trattenersi oltre il tempo previsto) una sua sede e accettare che venga destinata a scopi non compatibili con la sua missione”, scrive l’ormai ex direttore. “Sfrattare l’arte e accogliere i prodotti tipici (verso i quali non ho alcuna riserva, beninteso, anzi…) significa, a me pare, prediligere un’immagine di città a misura del turista consumatore, piuttosto che del cittadino consapevole. Non potendo, se non a scapito dei miei convincimenti, farmi strumento di una visione della cultura che non condivido ho preferito, pertanto, rassegnare le dimissioni”.
E così il sindaco di Modena – che si chiama Gian Carlo Muzzarelli, e guida una giunta di centrosinistra, solo per informazione – perfeziona una nuova, pesante mazzata assestata alle sorti della cultura nel Paese. Con tanti immobili spessissimo inutilizzati, che si trasformano solo in costi per le amministrazioni, intristendo le città con vie buie e vetrine zozze, è mai possibile che al Palatipico, progetto dedicato alla – sacrosanta, sia chiaro – valorizzazione di 18 prodotti tipici del modenese, importante soprattutto in vista dell’Expo 2015 di Milano, non si potesse asssegnare un’altra e parimenti prestigiosa sede? Perchè mortificare inutilmente un’istituzione culturale gloriosa, fornendo la misura tangibile del totale disinteresse della politica alle questioni culturali? Ci auguriamo che qualcuno gliene chieda presto conto, al signor Muzzarelli: e ci auguriamo che Marco Pierini – un personaggio che ha fatto grandi cose, alle Papesse di Siena prima che a Modena – trovi prestissimo un ambiente che sappia meritarselo…
– Massimo Mattioli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati