Raffaello a Palazzo Marino con la Madonna Esterházy: ecco le foto. Si rinnova a Milano la tradizione delle mostre gratuite di fine anno
“Povera Madonnina!” si lascia scappare una delle prime visitatrici al cospetto del quadretto, apparso ancora più piccolo e fragile com’è affogato dentro i ghirigori dell’enorme cornice e sotto gli stucchi della Sala Alessi. Ne ha davvero passate di cotte e di crude la Madonna Esterházy, tavola devozionale che Raffaello dipinge nel 1508, e che oggi […]
“Povera Madonnina!” si lascia scappare una delle prime visitatrici al cospetto del quadretto, apparso ancora più piccolo e fragile com’è affogato dentro i ghirigori dell’enorme cornice e sotto gli stucchi della Sala Alessi. Ne ha davvero passate di cotte e di crude la Madonna Esterházy, tavola devozionale che Raffaello dipinge nel 1508, e che oggi arriva a Milano da Budapest, dove da tempo alberga nel Museo delle Belle Arti. Nuovo giro nuovo regalo per il capoluogo lombardo, che prosegue con la ormai tradizionale mostra-strenna di fine anno: ospitando nel punto più rappresentativo di Palazzo Marino un capolavoro in prestito da una grande collezione europea. La partnership con ENI, sponsor di cultura, aveva portato in passato Tiziano, Antonio Canova, Georges de La Tour e un altro Raffaello – dodici mesi fa toccò alla Madonna di Foligno – quest’anno, allo sfilarsi del supporter storico, sono stati IntesaSanPaolo e Rinascente a raccogliere il testimone e a mettere in campo le energie per replicare un appuntamento che vale come piacevole anniversario. Sono infatti passati trent’anni esatti dalla mitica Operazione Budapest, titolo da film su James Bond che allude al rocambolesco recupero dell’opera di Raffaello, rubata su commissione da ladri italiani e ritrovata in condizioni terrificanti in un antico convento greco ormai sconsacrato. Un intrigo internazionale da cui la tavola si è riavuta a fatica: spezzata a metà durante il furto è stata risarcita con una meticolosità di assoluta precisione, al punto che oggi, all’occhio che indugia attento sul dettaglio del braccio destro della Vergine, solo una tenue variazione nella tonalità della pellicola pittorica appare a testimonianza del danno.
Con la Madonna dell’Urbinate altre due opere: la più antica copia da Leonardo della Vergine delle Rocce (attribuita a Francesco Melzi) e la Madonna della rosa di Boltraffio, a suggerire rapporti tra ambienti, situazioni e suggestioni diverse…
– Francesco Sala
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