Giorno della Memoria, il mondo ricorda la Shoah. Lampedusa, isola di profughi ed esiliati, ospita le installazioni di Laura Cazzaniga e Giacomo Nicola Manenti

27 gennaio 1945, la fine dell’incubo. Il crollo di un luogo dell’aberrazione e della disumanità, simbolo di tutto il male del mondo, di tutta la ferocia che può germinare – banalmente, atrocemente – tra le pieghe della storia. In quel mattino d’inverno le truppe sovietiche dell’Armata Rossa giunsero nella città polacca di Oświęcim, in tedesco Auschwitz. Qui scoprirono il volto l’orrore: […]

27 gennaio 1945, la fine dell’incubo. Il crollo di un luogo dell’aberrazione e della disumanità, simbolo di tutto il male del mondo, di tutta la ferocia che può germinare – banalmente, atrocemente – tra le pieghe della storia.
In quel mattino d’inverno le truppe sovietiche dell’Armata Rossa giunsero nella città polacca di Oświęcim, in tedesco Auschwitz. Qui scoprirono il volto l’orrore: al di là dei cancelli di un campo di concentramento giacevano i cadaveri e i sopravvissuti del genocidio nazista, perpetrato contro il popolo ebraico. I prigionieri furono liberati e la memoria del Novecento, da quel giorno, non fu più la stessa, contaminata da una vertigine morale ed intellettuale definitiva.
Per volere dell’ONU, ogni 27 gennaio, a partire dal 2005, si celebra il Giorno della Memoria, intitolato alle vittime dell’Olocausto. E a mobilitarsi, tra riflessioni e commemorazioni, è anche l’arte. Tra i molti progetti proposti dal Nord al Sud dell’Italia, quello di Laura Cazzaniga e Giacomo Nicola Manenti si concentra un’isola del Mediterraneo, incarnazione dei concetti di migrazione, confino, reclusione: Lampedusa, ieri isola-prigione per gli esiliati politici, oggi meta dei migranti in transito dall’Africa e il Medio Oriente verso l’Europa. Il nesso, dunque, sta in quel destino di fuga e di prigionia: profughi e migranti, superstiti di guerre, di persecuzioni politiche, di naufragi e di carestie. A Lampedusa, durante il regime, vennero esiliati molti anarchici, fra cui Errico Malatesta, che riuscì a scappare verso le coste tunisine; e a Lampedusa, in questi anni, hanno trovato una chance – ma anche la morte o la lunga agonia dell’attesa – i migranti giunti a bordo dei barconi.

Lampedusa - Altra Memoria

Lampedusa – Altra Memoria – Giacomo Nicola Manenti

“Sciatu Perso. Omaggio a Malatesta, ai confinati, agli evasi” è l’installazione site specific con cui Cazzaniga rovista fra i ricordi di questo luogo d’isolamento e di passaggio. Il “fiato perso” del titolo è quello che dà il nome al tratto di costa in cui l’artista ha individuato la “sua” grotta: piani verticali di fili trasparenti scendono dalla parete di pietra come sbarre flessibili, a seguire l’andamento variabile della roccia. Un segno nel paesaggio discreto ma affilato.
Poco più in là Manenti ha collocato i suoi “Due angeli”, due tronchi spiaggiati protetti da una gabbia di ferro. Ancora simboli di reclusione e di privazione, per poi giungere su una scogliera bianca di fronte l’Isola dei Conigli, dove l’artista ha disseminato duecento frammenti di carta su cui si scorgono i nomi di altrettanti naufraghi, reali o immaginari. È il “Luogo del sacrifico”, installazione effimera dedicata a tutti i migranti che riposano tra le acque del grande cimitero nero-blu: il Mar Mediterraneo, fossa comune contemporanea, che in questo 27 gennaio ricorda morti, gli esiliati e i perseguitati di sempre.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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