Milano e la famiglia tradizionale. Dal convegno in salsa clericale di Maroni, alla collezione Dolce & Gabbana. Fashion week, antenati e parenti in passerella
Strane coincidenze a Milano. Mentre a Palazzo Lombardia si svolgeva, il 17 gennaio, il contestatissimo convegno catto-conservatore “Difendere la famiglia per difendere la comunità”, organizzato dalla Regione insieme a varie associazioni anti-gay, partiti di destra e riviste militanti (su tutte “La Croce” di Mario Adinolfi), tra le passerelle della fashion week invernale sfilava anche la […]
Strane coincidenze a Milano. Mentre a Palazzo Lombardia si svolgeva, il 17 gennaio, il contestatissimo convegno catto-conservatore “Difendere la famiglia per difendere la comunità”, organizzato dalla Regione insieme a varie associazioni anti-gay, partiti di destra e riviste militanti (su tutte “La Croce” di Mario Adinolfi), tra le passerelle della fashion week invernale sfilava anche la nuova collezione uomo di Domenico Dolce e Stefano Gabbana.
Dov’è il nesso? Proprio nel tema. Avvezzi a mirabolanti show, con scenografie fantastiche, comparse, musicisti, danzatori e tableaux-vivant, i due vulcanici stilisti hanno scelto proprio di intitolare la sfilata alla “famiglia”. Con tanto di riferimenti (consueti) alle radici nazionali, alle icone sacre, alla religione e all’immagine della tradizione. “La nostra è una dichiarazione d’amore“, hanno spiegato i due, che su felpe e giubbotti hanno ricamato, con un lettering anni Cinquanta, frasi zucchero e miele: ‘Ti voglio tanto bene’, ‘Amore mio’, ‘Sei la mia famiglia’, ‘Amore per sempre’, ‘amore amore’.
Guest star dello spettacolo era nientemeno che l’étoile della Scala Roberto Bolle, sulle note di The Magic of Love cantata da Pavarotti e Lionel Ritchie, mentre a fare da sfondo al defilé c’erano personaggi in carne ed ossa, saltati fuori dall’album di famiglia, da pagine di letteratura, da scene di film o racconti di vita quotidiana: la nonna in lungo col rosario in mano e la nipotina al fianco; la coppia giovane e in carriera coi bebè in braccio; il ragazzino vestito a festa; il nonno tutto d’un pezzo col suo paltò nero; e poi zie, cugini, bambini di qua e di là. Fino a una splendida versione dark di Angelica del Gattopardo, trionfo di pizzo nero anziché bianco, come un’aristocratica apparizione dal parentado di due secoli fa.
Niente famiglie arcobaleno, dunque, né coppie gay. Piuttosto, un’overdose d’amore e una valanga di tepore tradizionale, che profuma di tè caldo e di rosolio, di messa la domenica mattina, di feste di compleanno e prime comunioni, di cappotti con la naftalina e lavanda nei cassetti, di fiabe prima di dormire e di affetti consumati sul sofà.
E in collezione abbondano, oltre alle scritte, anche stampe pop o d’antan su felpe, maglie, t-shirt: dalla Sacra Famiglia, incorniciata da motivi barocchi di passamaneria dorata, alla corona in oro ricamata sui completi rigorosi, stampata sulle polo o applicata sulle calzature; fino a una serie di ritratti familiari, in bianco e nero o color seppia, scovate tra vecchi archivi oppure assolutamente attuali. Capospalla floreali, pellicce con inserti in pelle e bomber dal sapore fiftie’s completano una collezione in linea con l’estetica Dolce&Gabbana. Niente di nuovo, ma tutto a pennello. Senza noia, sbavature, né inciampi.
E il convegno di Maroni sulla famiglia tradizionale? “Non ne sapevamo niente!”, hanno spiegato i due designer al margine della sfilata. Aggiungendo un unico, laconico commento: “Una pagliacciata. Meglio ignorare”. L’amore è un’altra cosa.
– Helga Marsala
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