Morto a Roma Francesco Rosi, padre del cinema d’inchiesta italiano. Lo omaggiamo con una fotogallery da red carpet…
Francesco Rosi non aveva lasciato il cinema per stanchezza, ma per il timore di non essere più in grado di raccontare la realtà – quella sociale, e politica, italiana – in tutta la sua urgenza. Così aveva dichiarato in quella lunga intervista a Tornatore che è il libro Io mi chiamo cinematografo, del 2012. […]
Francesco Rosi non aveva lasciato il cinema per stanchezza, ma per il timore di non essere più in grado di raccontare la realtà – quella sociale, e politica, italiana – in tutta la sua urgenza. Così aveva dichiarato in quella lunga intervista a Tornatore che è il libro Io mi chiamo cinematografo, del 2012. Anno in cui il cinema italiano in generale aveva dimostrato di non aver dimenticato il regista, nonostante il suo ultimo film risalga al 1997. Il 2012, infatti, è l’anno in cui Francesco Rosi riceve il Leone d’Oro alla carriera, dopo aver ritirato l’Orso di Berlino nel 2008 e la Legione d’Onore del 2009. Gli ultimi omaggi gli verranno resi lunedì 12 gennaio, alla Casa del Cinema di Roma, dove si terrà una cerimonia civile per celebrare la sua scomparsa e l’eredità artistica che pure ci lascia.
Della sua lunga filmografia, spiccano una serie di capolavori – da Salvatore Giuliano del 1962 a Le mani sulla città, dell’anno seguente, fino al caleidoscopico Il caso Mattei dei primi anni Settanta – accomunati da una concezione eminentemente etica della figura del regista. E del film come indagine lucida e approfondita dei fatti, raccontati con un’asciutta obiettività che non è rinuncia a prendere posizione, anzi. Difficile, infatti, ignorare l’appassionata denuncia di Francesco Rosi, che a un certo punto non esiterà a porsi egli stesso davanti all’obiettivo, a porre domande e sollecitare risposte. Al peso – artistico e morale – del cinema di Rosi nel panorama italiano e internazionale, Artribune dedicherà presto il giusto approfondimento: intanto lo omaggiamo con una photogallery ricca dei tanti personaggi che gli furono amici e colleghi…
– Caterina Porcellini
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