Antonio Biasiucci, la fotografia fra teatro e scultura. Appuntamento al Madre di Napoli, per i Martedì Critici, con un maestro del bianco e nero
C’è la fotografia, stavolta, al centro del nuovo appuntamento con i Martedì Critici. Siamo a Napoli, negli spazi del Madre, insieme ai due curatori di sempre – Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti – e ad un artista che ha dedicato tutta la vita alla ricerca fotografica e allo studio appassionato del bianco e nero. Antonio Biasiucci […]
C’è la fotografia, stavolta, al centro del nuovo appuntamento con i Martedì Critici. Siamo a Napoli, negli spazi del Madre, insieme ai due curatori di sempre – Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti – e ad un artista che ha dedicato tutta la vita alla ricerca fotografica e allo studio appassionato del bianco e nero. Antonio Biasiucci si racconta, partendo dai suoi inizi negli anni Ottanta, quando, giunto a Napoli dalla provincia di Caserta, cominciò ad esplorare le periferie urbane, lasciandosi conquistare dal volto segreto, sotterraneo, consunto e marginale dei luoghi, tra le pieghe più intime della città.
Fondamentale è l’esperienza col teatro d’avanguardia, accanto al regista Antonio Neiwiller, che gli regalerà una sensibilità speciale per l’uso delle ombre e delle luci, risolti in una chiave scenica: da qui in avanti i dettagli dei corpi e degli oggetti saranno avvolti nel nero denso dell’evocazione poetica e della narrazione storica. Molti anni dopo questo viaggio, vissuti fianco a fianco con Neiwiller, nascerà LAB, un laboratorio/workshop di fotografia tenutosi nel 2014 presso lo studio di Biasucci e conclusosi a Castel dell’Ovo con la mostra collettiva di tutti i partecipanti, dal titolo Epifanie.
Un’altra passione precoce sarà quella per i vulcani, ancora una volta unendo storia, natura, identità. Dagli anni Ottanta Biasiucci collabora con l’Osservatorio vesuviano, partecipando alle missioni dei vulcanologi e cogliendo, con immagini preziose e pulsanti, i movimenti voluttuosi del “Magma”: l’omonima serie, realizzata nel 1998, è stata esposta a Parigi, a New York, Napoli e Roma.
Di nuovo uno sguardo verso la scienza e insieme verso l’uomo, con il suo tessuto di scritture ancestrali, nella serie “Molti” (2009), presentata al MADRE, in cui rivivono i calchi delle teste di uomini e donne africani, conservati presso il Museo di Antropologia dell’Università Federico II. Volti come maschere sacre – essenziali, ieratici – perduti nel nero assoluto di un tempo archeologico. Simile l’intenzione alla base del ciclo “Pani” (2009-2011), in cui umili forme di pane acquistano il volume e la potenza di sculture di pietra, sospese nel vuoto e ritagliate nel buio, drammaticamente.
E poi ancora corpi, ex voto, luoghi di guerra, per un catalogo di soggetti eterogenei, raccontati con l’intensità del teatro e con una magniloquenza plastica, carica di pathos. Antonio Biasiucci, le cui opere figurano tra molte collezioni pubbliche e private, ha collezionato una serie di premi internazionali: dallo European Kodak Panorama, conferitogli nel 1992 ad Arles, fino al Kraszna-Krausz Photography Book Awards (Londra, 2005), ottenuto grazie al volume “Res: Lo stato delle cose”, dedicato al conflitto del Kosovo.
– Helga Marsala
Martedì Critici
17 febbraio 2014, ore 17.30-19.30
Museo MADRE
Via Luigi Settembrini 79, Napoli
www.imartedicritici.com
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