Il Movimento 5 Stelle e lo spot anti euro. Brutto. Ma anche fuori legge. Usata senza permesso la musica di Ludovico Einaudi
Diciamolo subito. Soffermarsi sulla qualità (pessima) del nuovo spot del Movimento 5 Stelle equivale a sparare sulla croce rossa. Un cortometraggio inqualificabile, dal punto di vista tecnico, del gusto, della storia, dei dialoghi. Un mix tra una fiction di una tv locale, un lavoretto scolastico di quelli che si confezionano per il concorso delle medie, e una puntata […]
Diciamolo subito. Soffermarsi sulla qualità (pessima) del nuovo spot del Movimento 5 Stelle equivale a sparare sulla croce rossa. Un cortometraggio inqualificabile, dal punto di vista tecnico, del gusto, della storia, dei dialoghi. Un mix tra una fiction di una tv locale, un lavoretto scolastico di quelli che si confezionano per il concorso delle medie, e una puntata di una web serie fai da te, che in confronto Lori Del Santo andrebbe dritta al Festival del Cinema di Venezia.
E quindi, di questo compitino, con cui i grillini provano ad acchiappare voti per la loro raccolta firme contro l’euro, che dire? Giusto una piccola nota – non resistiamo – per la scena finale, assolutamente epica, affidata alla cittadina e deputata Paola Taverna.
Infagottata nel suo piumino d’oca d’ordinanza, la pasionara del M5S lancia il suo appello al protagonista del film, appena svegliatosi dal meraviglioso sogno ad occhi aperti: il mondo non è più quello felice e spensierato degli anni della lira, ma potrebbe diventarlo davvero. Basta poco, che ce vò. E così, la sacerdotessa euroscettica della nuova rivoluzione finanziaria, compie il gesto magico: prende una moneta da un euro dalla mano del tenero sognatore e la trasforma in un biglietto da mille lire. Fregatura galattica, a partire dal cambio. Ma per lui quel pezzo di carta è un simbolo: il ricordo di quando al ristorante si cenava in due con 12mila lire, senza l’ombra di scontrini fiscali, tutto scritto a penna e tutto colorato d’amore e di speranza.
Ingenuo? Ingannevole? Dilettantesco? Non c’è aggettivo che possa qualificarne forma e contenuto. Ma tant’è. Di spot non riusciti il M5S ne aveva già sfornati diversi. Nessuno, però, aveva scatenato l’ira di illustri personaggi, finora. Perché stavolta s’è arrabbiato nientemeno che Ludovico Einaudi, celebre compositore, la cui musica è stata utilizzata come colonna sonora del video. Senza autorizzazione.
Così ha scritto pubblicamente lo staff del maestro: “Si vuole rendere noto che il Maestro Einaudi non ha mai autorizzato né intende autorizzare l’uso di sue musiche all’interno di spot o filmati di qualsiasi natura politica o propagandistica. Il video che sta circolando in questi giorni sul web ha utilizzato il brano in modo illegittimo senza interpellare né l’artista né i detentori dei diritti. Per questo motivo è stata richiesta la rimozione del brano dal filmato”. Insomma, la stessa faccenda che era accaduta a Fratelli d’Italia con la pubblicità contro le famiglie omosessuali, che utilizzava un’immagine di Oliviero Toscani priva di permessi.
Unico commento possibile? Ai difensori per eccellenza della legalità, simili inciampi non dovrebbero essere consentiti. Violare i diritti d’autore significa infrangere la legge e infischiarsene del rispetto per le persone. E non regge la solita difesa d’ufficio, qualunquista e benaltrista: “ah e allora i politici che rubano?!”. Sbagliano, come sbaglia chi ruba brani d’autore, sapendo che la legge non conosce ignoranza. La dabbenaggine andrà di moda?
– Helga Marsala
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