Il sassolino nella scarpa. Caravaggio invenduto da Christie’s a New York? La stampa italiana grida al flop: ma era semplicemente brutto, e dall’attribuzione assai dubbia
“Neppure il Caravaggio va più di moda. Flop di un dipinto da Christie’s a New York”. “Cultura italiana snobbata all’estero, asta flop per Caravaggio”. “Caravaggio clamoroso flop all’asta invenduto suo quadro”. Questi sono alcuni dei titoli che si sono letti sulla stampa italiana nei giorni scorsi, dopo che nell’asta Christie’s di Old Masters a […]
“Neppure il Caravaggio va più di moda. Flop di un dipinto da Christie’s a New York”. “Cultura italiana snobbata all’estero, asta flop per Caravaggio”. “Caravaggio clamoroso flop all’asta invenduto suo quadro”. Questi sono alcuni dei titoli che si sono letti sulla stampa italiana nei giorni scorsi, dopo che nell’asta Christie’s di Old Masters a New York un dipinto dichiarato come Caravaggio, II ragazzo che sbuccia la frutta, è rimasto invenduto, pur partendo da una stima decisamente – e sospettosamente – bassa, tra i 3 e i 5 milioni di dollari.
Ora: anche noi di Artribune lavoriamo nella comunicazione, e conosciamo bene quali siano le “chiavi” giuste per richiamare lettori. Ma fra queste non ci può essere il travisamento della realtà, come accaduto clamorosamente in questa occasione. Già, perché sarebbe bastato leggere tra le righe – magari insospettiti proprio dalla stima bassissima – per vedere le cose nella giusta prospettiva. Anzi, prima ancora sarebbe bastato guardarlo, quel dipinto: per vedere che è decisamente brutto. Ma questo potrebbe essere scontato dalla supposta datazione, 1591, che ne farebbe una delle prime opere – se non la prima – dell’artista.
Quello che invece non dovrebbe sfuggire è la lunga bibliografia: che vuole l’originale del “Ragazzo” come opera perduta, e nota soltanto attraverso diverse copie. Un’opera, quella proposta da Christie’s, segnata da attribuzioni discordanti: esposta nel 2000 alla Royal Academy di Londra nella mostra The Genius of Rome, attribuita a Caravaggio dello storico dell’arte e collezionista britannico Sir Denis Mahon, notoriamente “generoso” con il Merisi, ma in seguito a volte discussa, altre accettata nel suo catalogo. Ragioni sufficienti a motivare la cautela dei compratori, e quindi il “flop”? Ma alla stampa italiana piace il catastrofismo sempre-e-comunque: situazione che raggiunge il parossismo su La Stampa, con un articolo firmato Francesco Bonami che – pur segnalando i limiti attributivi – non rinuncia a titolare “Caravaggio? No grazie, il mercato preferisce Wool”. Dando il via a una noiosa quanto infondata tirata sul mercato che snobba la Grande Arte per supervalutare i contemporanei. Snobba le croste, in questo caso, non la Grande Arte…
– Massimo Mattioli
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