Inside John Latham & Gianfranco Baruchello. Due tavole rotonde animano la mostra ancora aperta alla Triennale di Milano
Quanto stia lasciando il segno nella programmazione della Triennale Arte il direttore artistico Edoardo Bonaspetti lo abbiamo segnalato più volte. E parte di questo successo lo si deve anche alla capacità di mettere in rete istituzioni e collezioni private, galleristi e curatori. Il prossimo esempio sarà la collettiva affidata alle cure di Luca Lo Pinto […]
Quanto stia lasciando il segno nella programmazione della Triennale Arte il direttore artistico Edoardo Bonaspetti lo abbiamo segnalato più volte. E parte di questo successo lo si deve anche alla capacità di mettere in rete istituzioni e collezioni private, galleristi e curatori. Il prossimo esempio sarà la collettiva affidata alle cure di Luca Lo Pinto fuori le mura della Triennale, nello studio di Achille Castiglioni. Mentre intra muros è ancora in corso la doppia personale di John Latham e Gianfranco Baruchello, curata da Alessandro Rabottini. Ed è anche questo un esempio non solo di mostra ben concepita, allestita e presentata, ma altresì di strategia per mantenere alta l’attenzione sull’evento espositivo.
A latere della rassegna, infatti, martedì 10 e domenica 15 febbraio sono state organizzate due tavole rotonde che, proprio per la lateralità dei temi e la diversificazione degli autori coinvolti, si connotano ben diversamente dalla “solita” conferenza sull’autore. Domani alle 18.30 il titolo è Il medium volubile: l’eclettismo come pratica critica, e al tavolo sono stati chiamati Gianluigi Ricuperati, Marco Sammicheli e Angela Vettese, adottando quindi tre ottiche differenti: letteratura, design e arte visiva, secondo i punti di vista di altrettanti intellettuali che sono difficilmente incasellabili nelle discipline succitate.
Stesso orario ma appuntamento domenicale per il tema Intorno al ruolo sociale dell’artista, e in quell’occasione a intervenire saranno Barbara Casavecchia, Elena Di Raddo e Marco Scotini. In questo caso il fil rouge è il seguente: “La politica, la scienza, la religione e la filosofia diventano, nel loro lavoro, campi di un’indagine critica che, attraverso gli strumenti dell’arte visiva, interroga gli impliciti ideologici di ciascun sistema di conoscenza”. E che tutto questo sia realizzato con budget tutt’altro che faraonici dovrebbe avere da insegnare a parecchi centri d’arte e musei della Penisola.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati