L’amore ai tempi del Neolitico. Rinvenuti in Grecia due scheletri avvinghiati. Doppia sepoltura, per un uomo e una donna che la morte non separò
Gli Amanti di Valdaro non sono più soli. Nel senso che non sono più solo loro a raccontare una storia sotterranea, perduta nei millenni, tra eros e tanathos. I due scheletri neolitici stretti in un abbraccio, rinvenuti nel 2007 in una località alle porte di Mantova e oggi conservati presso il Museo Archeologico Nazionale della […]
Gli Amanti di Valdaro non sono più soli. Nel senso che non sono più solo loro a raccontare una storia sotterranea, perduta nei millenni, tra eros e tanathos. I due scheletri neolitici stretti in un abbraccio, rinvenuti nel 2007 in una località alle porte di Mantova e oggi conservati presso il Museo Archeologico Nazionale della città lombarda, dal 13 febbraio 2015 hanno un meraviglioso doppione, in Grecia.
Giusto nel giorno che precede la festa di San Valentino, la Sovrintendenza Archeologica ellenica ha annunciato la clamorosa scoperta: tra le aspre concrezioni della Grotta di Alepotrypa, a ovest del villaggio di Mani, nel Peloponneso meridionale, sono emersi gli scheletri di un uomo e una donna, ancora avvinghiat, consegnati al tempo dell’Ade nel momento dell’amorosa stretta. Seimila anni trascorsi in un abbraccio, finché una squadra di studiosi non cominciò a scavare nel punto esatto. Una testimonianza preziosa per il mondo della scienza e della cultura, un’immagine tenera e insieme folgorante che resterà impressa nella memoria collettiva.
Grazie al metodo del Carbonio 14, gli scheletri dei due defunti sono stati datati intorno al 3800 a.C., mentre con l’analisi del Dna si è risaliti al sesso; nella stessa aerea sono stati ritrovati un altro uomo e un’altra donna, seppelliti in posizione fetale, con a fianco i resti di alcune frecce. L’ipotesi è che entrambe le sepolture appartengano a una necropoli situata nell’area della grotta di Diros, dove erano già emerse tombe risalenti al 4200-3800 a.C. La grotta aveva avuto funzione di residenza ma anche di necropoli, dal Neolitico antico fino al Neolitico recente, finché, intorno al 3200 a.C., un devastante terremoto potrebbe aver fatto crollare l’ingresso, sigillando all’interno coloro che vi abitavano. Un piccolo museo è stato progettato in questo affascinante sito, per esporre alcuni dei reperti rinvenuti.
“Entrambe le tombe riportate alla luce sono in ottime condizioni”, ha spiegato George Papathanassopoulos, a capo della team di speleologi impegnato negli scavi. “Il tipo di sepoltura in posizione fetale è comune nell’epoca neolitica, ma la doppia inumazione con l’abbraccio è uno dei più antichi esempi conosciuti e, quando avremo finito di lavorarci, anch’essa sarà esposta nel museo“.
Un ritrovamento simile risale allo scorso settembre, quando nella Cappella di Saint Morrell, nel Leicestershire, in Gran Bretagna, la terra dischiuse un’altra doppia sepoltura: due scheletri, risalenti al XIV secolo, uniti nella morte. Per settecento anni accanto, con le mani ancora intrecciate.
– Helga Marsala
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