Musei privati di tutto il mondo, unitevi. Nasce la Global Private Museum Association, riunisce soggetti musei europei e orientali: obbiettivo? Bilanciare il dominio americano
È tempo di fusioni e alleanze nel mondo dell’arte. Se a Roma Macro, Palazzo Braschi e Galleria d’arte moderna del Comune si sono collegati nel nuovo polo museale del moderno e del contemporaneo, in Inghilterra la Creative Industries Federation riunisce, dal novembre 2014, arte pubblica, iniziative commerciali private e istituti di formazione culturale. Ma uno […]
È tempo di fusioni e alleanze nel mondo dell’arte. Se a Roma Macro, Palazzo Braschi e Galleria d’arte moderna del Comune si sono collegati nel nuovo polo museale del moderno e del contemporaneo, in Inghilterra la Creative Industries Federation riunisce, dal novembre 2014, arte pubblica, iniziative commerciali private e istituti di formazione culturale. Ma uno dei progetti più ambiziosi riguarda il collezionismo privato. Parliamo della Global Private Museum Association, il primo network di musei privati di portata mondiale. O quasi. I membri della nuova rete museale vanno dall’Europa al Medio Oriente, dal Sud Est Asiatico alla Cina. Un tentativo di bilanciare il potere dei musei nordamericani e il collezionismo emergente ed aggressivo dai paesi dell’America Latina? L’associazione, lanciata e guidata da Philip Dodd, ex-direttore dell’Institute of Contemporary Arts di Londra e fondatore dell’agenzia Made in China, include grossi calibri del mondo dell’arte internazionale: da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, dell’omonima fondazione torinese, a Budi Tek, l’uomo dietro gli Yuz museums di Shangai e Giacarta (ne aprirà un altro a Bali nel 2017), Li Bing, del He Jing Yuan Museum di Pechino, Canda e Can Elgiz, del museo Elgiz di Istanbul, Vladimir Varvarin, dell’Erarta di San Pietroburgo.
Tutte istituzioni private, che sono tra gli animatori della scena dell’arte internazionale. Intenzionati ad allargare il club. E a renderlo più influente. L’associazione sarà lanciata il prossimo 21 maggio a Londra, durante Art15, fiera giunta alla sua terza edizione. E che era stata vista, fin dall’inizio, come un ponte da Hong Kong a Londra. Gli obiettivi dichiarati del network di musei privati sono quelli di coordinare programmi espositivi, agevolare prestiti di opere, organizzare mostre congiunte, sviluppare strategie di fundraising. Un sito web funzionerà su doppio livello: informazioni per il grande pubblico e centro di documentazione e scambio di idee per i professionisti dell’arte contemporanea. Un think-tank online. Non si può nascondere però l’impatto che il nuovo gruppo museale-collezionistico potrà avere sulla scena e sul mercato dell’arte contemporanea. Dove le quotazioni degli artisti schizzano o precipitano, a seconda dell’importanza delle mostre e dall’impennarsi delle offerte durante le aste. In questo senso, l’alleanza dei musei privati potrà diventare una vetrina planetaria per l’arte e un king-maker per gli artisti.
– Fabio Sindici
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