Nuvola o fallo? La mega installazione di Gregor Kregar imbarazza i cittadini di Auckland. Arte pubblica neozelandese: equivoco pornoromantico
Di arte pubblica non troppo riuscita, kitsch, assai impattante o semplicemente brutta, gli italiani ne vedono parecchia. Fra piccole province e grandi città. Progetti improbabili, temporanei o permanenti, che le amministrazioni sostengono – mosse da incompetenza, approssimazione, amicizie o persino clientelismi – travestendosi da mecenati e invece compiacendo giusto i parenti dell’artista e qualche giornale […]
Di arte pubblica non troppo riuscita, kitsch, assai impattante o semplicemente brutta, gli italiani ne vedono parecchia. Fra piccole province e grandi città. Progetti improbabili, temporanei o permanenti, che le amministrazioni sostengono – mosse da incompetenza, approssimazione, amicizie o persino clientelismi – travestendosi da mecenati e invece compiacendo giusto i parenti dell’artista e qualche giornale locale.
Non siamo i soli, però, a scegliere male e spendere tanto. Tantissimo, nel caso della città neozelandese di Auckland, che nella suburbia residenziale di New Lynn – come riporta, tra gi altri, Artdaily – ha pensato bene di installare una mastodontica scultura di Gregor Kregar. Sospesa su una passerella, nei pressi di un affollato hub di trasporti pubblici, Transit Cloud è una forma vagamente organica, ottenuta modellando una maglia di alluminio e pensata per evocare la leggerezza dinamica delle nuvole. Un leitmotif nella produzione dell’artista.
Peccato che l’accostamento ai candidi batuffoli di vapore acqueo, seppur in chiave stilizzata, non sia arrivato ai tanti passanti, pendolari e residenti, rimasti per lo più basiti. “Oh mio Dio, ma è un fallo con due palle!”, è la frase più pronunciata sotto quella passerella. Tra imbarazzo, ilarità e incredulità. Perché l’installazione argentata di Kregar sembra, innegabilmente, un gigantesco organo sessuale maschile, eretto e svettante. Altro che nuvola.
E se qualche mamma mette una mano sugli occhi ai suoi bambini, tanti l’hanno presa a ridere, ma altri si sono arrabbiati parecchio: 150mila dollari per un maxi pene sospeso per aria?! Questa infatti la cifra spesa dal Comune per finanziare l’opera. Mica male. E intanto il New Zealand Herald ci ha fatto un articolo a tutta pagina, con un titolo diretto: “L’arte fallica sbalordisce i residenti”.
Tutta pubblicità, in fondo, per il povero artista equivocato, il quale non ne ha fatto un dramma: “Alla gente piace menzionare queste cose, credo che tecnicamente tutto potrebbe essere fallico. Un albero, un lampione”, ha dichiarato a Fairfax Media. Aggiungendo: “Ho studiato arte e disegno per molti anni e non ho mai incontrato un fallo fatto di migliaia di triangoli, lungo sei metri”. Se è per questo nemmeno una nuvola, però! Ma il gioco più antico del mondo non è forse quello di riconoscere forme compiute fra gli informi nembi nel cielo? E in questo caso è saltata fuori una roba un po’ osé. Ad ogni modo, Kregar rassicura: l’opera non è finita. Quando saranno accese le luci a neon inserite all’interno, sarà tutta un’altra storia. E speriamo che l’effetto non sia, semplicemente, quello di un’erezione incandescente…
– Helga Marsala
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