Palermo, Cantieri Culturali alla Zisa: ancora guasti i proiettori del cinema De Seta. Ma l’assessore rassicura. Mentre allo spazio Zac arriva Regina José Galindo
NASCITA, MORTE E RESURREZIONE DI UN CINEMA D’ESSAI Un cinema senza proiettore? L’immagine per eccellenza della malinconia. Del degrado e della resa. Un’immagine che disturba, persino che fa male. Eppure è la condizione che – in qualche modo – sta scontando il palermitano De Seta, cinema comunale d’essai, nato all’interno dei cantieri Culturali alla Zisa […]
NASCITA, MORTE E RESURREZIONE DI UN CINEMA D’ESSAI
Un cinema senza proiettore? L’immagine per eccellenza della malinconia. Del degrado e della resa. Un’immagine che disturba, persino che fa male. Eppure è la condizione che – in qualche modo – sta scontando il palermitano De Seta, cinema comunale d’essai, nato all’interno dei cantieri Culturali alla Zisa con l’inizio della nuova sindacatura Orlando.
Un luogo simbolo, inaugurato molti anni fa e poi rimasto chiuso, per anni, a marcire d’umidità e d’irragionevolezza. E a un certo punto, dopo le forti rivendicazioni dei movimenti di protesta, l’apertura. E l’inizio di una (travagliata) stagione culturale, tra rassegne, incontri, dibattiti, videoproiezioni, sempre fronteggiando emergenze finanziarie, carenze organizzative e uno stato d’improvvisazione generale: navigare a vista, ma con la voglia – quantomeno – d’esserci e di fare.
Lo scorso novembre, all’improvviso, un incidente. La scheda di alimentazione della macchina di proiezione si guasta e tutti i proiettori si fermano. Buio in sala. S’interrompe la festa, per un po’. Quanto esattamente? Roba da poco, si pensa: basta una sostituzione e nel giro di una settimana il Cinema è di nuovo lì, con il suo schermo acceso a raccontare nuove storie alla città.
BLACK OUT E BUROCRAZIA
Macché. Ad oggi il De Seta è ancora con il suo parco proiettori ko. Tante le proteste in questi mesi, cercando di capire che cosa impedisse la risoluzione di un piccolo disguido tecnico. Più e più volte Franco Maresco, guru del cinema indipendente siciliano, ha fatto sentire la sua voce, cercando di smuovere le acque. Ma niente: il tempo passava e il cinema restava lì, inchiodato al suo inaffrontabile guasto.
Ancora attivo, però. A ospitare comunque eventi ed incontri, facendo leva sull’aiuto degli altri: all’occorrenza i proiettori sono arrivati, in prestito, per far fronte al disagio. “Ci tengo a precisare questo aspetto”, racconta ad Artribune Andrea Cusumano, neo assessore alla Cultura. “Il cinema non è mai stato chiuso, le attività si sono svolte regolarmente – non senza qualche difficoltà – utilizzando macchinari temporanei. Mentre alcune vandalizzazioni venivano prontamente riparate”. Nessun degrado insomma, e nessuna porta chiusa in faccia ai cittadini. Ma come mai un tale ritardo per una banale riparazione? “I pezzi di ricambio dovevano arrivare, necessariamente, da Milano. Solo i tempi di spedizione hanno portato via circa un mese. E prima ci sono voluti tutta una serie di passaggi burocratici, di lungaggini, di attese, propri delle amministrazioni: il Comune non è un soggetto privato, è tutto molto più complesso”. Realtà amara, quasi folle, ma arcinota a chi è avvezzo a frequentare dedali amministrativi e pachidermi istituzionali. La più piccola operazione diventa, incredibilmente, una sfida, sotto una selva di regole, procedure, bizantinismi.
EPPUR SI VIVE. ASPETTANDO LA FONDAZIONE (E UN BUDGET)
Tutto, però, sembrerebbe sul punto di risolversi: “Posso finalmente dare la notizia. I pezzi di ricambio sono arrivati. Si attendono montaggio e collaudo: a giorni il De Seta riavrà i suoi proiettori in funzione”. E nel frattempo, come procede l’avventura gestionale del cinema? As usual, senza un bilancio, senza un direttore, senza un futuro certo: “Questo è un spazio a disposizione della cittadinanza. Il Comune sostiene le spese correnti e quelle per il proiezionista, ma di più non può fare. Non abbiamo, ad oggi, le risorse per poterlo affidare a un direttore artistico, con tanto di stipendio e di portafoglio. La cosa è certamente nei nostri piani, ma al momento le economie mancano: il de Seta c’è, è fruibile, grazie alle proposte che arrivano da varie associazioni, con manifestazioni per lo più autoprodotte. Oltre non è possibile andare”. Principio corretto: la retorica dei curatori e direttori volontari, senza stipendio e senza budget, ha fatto il suo tempo.
Stessa musica per l’intero complesso dei Cantieri, ancora privo di uno statuto giuridico, di un organico qualificato, di una direzione artistica, di un budget annuale. “Lo so, vi avevo promesso che avremmo battezzato la Fondazione Cantieri entro la fine del 2014. Non ce l’abbiamo fatta: nel frattempo è subentrata Manifesta – altra meta importantissima – e si è lavorato per creare una Fondazione ad hoc con i partner europei; ma il programma non cambia. Sono allo studio dei progetti strutturati, ma che potranno partire quando ci sarà una pianificazione di sostenibilità”.
E nell’attesa, si va avanti: al De Seta, il 20 febbraio, è atteso un convegno sull’editoria analogica e multimediale, insieme a una delle più grosse case editrici tedesche, la Steidl, mentre lo spazio Zac dedicato all’arte contemporanea – ospiterà una mostra del fotografo Mauro D’Agati. Poi, a fine aprile, sempre allo Zac, sarà di scena Regina José Galindo con una personale, affiancata da una performance negli spazi dell’Orto Botanico. Eppur si vive, guardando al domani.
– Helga Marsala
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