Torna a Roma Angelo Mai Italia Tropici. Due giorni fitti di performance, danza e proiezioni. Con un laboratorio (gratuito) fra atti corporei e coreografici
Tre differenti sperimentatori di atti corporei e coreografici intersecano la loro indagine in un laboratorio unico e condiviso, che è occasione di incontro e ricerca sulla questione della presenza performativa e più in generale della postura dello scambio”: una densa esperienza, per di più gratuita, a cura di Michele Di Stefano, Silvia Rampelli e Cristina […]
Tre differenti sperimentatori di atti corporei e coreografici intersecano la loro indagine in un laboratorio unico e condiviso, che è occasione di incontro e ricerca sulla questione della presenza performativa e più in generale della postura dello scambio”: una densa esperienza, per di più gratuita, a cura di Michele Di Stefano, Silvia Rampelli e Cristina Rizzo, il 4 febbraio dà avvio alla terza edizione di Angelo Mai Italia Tropici, in programma il 6 e il 7 febbraio all’Angelo Mai, uno dei luoghi più importanti per la produzione artistica e la fruizione culturale romana. La prima giornata è interamente dedicata al progetto Strutture elementari dell’azione, firmato da Romeo Castellucci assieme a Silvia Rampelli e Alessandra Cristiani | Habillé d’Eau. A seguire, l’incontro pubblico Camera di risonanza | Sulla processualità dell’informazione.
Il secondo giorno è caratterizzato “dall’affollamento tropicale, dalle contaminazioni e dell’affastellamento artistico” di Cristina Rizzo, Italo Zuffi, Habillé d’Eau, Annika Pannitto, Yuri Elena, Mk, Jacopo Jenna, Silvia Calderoni, Fabrizio Favale Le Supplici, Federica Santoro, Daniele Albanese_Compagnia STALKer, Lola Kola, Margherita Morgantin, Elio Castellana, Salvatore Insana e Pawel Und Pavel.
Michele Di Stefano, direttore artistico di Angelo Mai Italia Tropici, così declina il concept della terza edizione, che prosegue l’indagine dei cortocircuiti fra natura e cultura: “La postura è essenziale. Siamo tutti affacciati, emaniamo spazio dalle nostre solitudini e intersechiamo il lavorio, l’intreccio, la relazione, l’orlo. La danza come condizione permanente di questa instabilità che in Tropici continua a rischiare sull’umano, sulla grande disponibilità degli artisti a condividere l’atteggiamento sempre un po’ last minute nei confronti delle teorie che muovono i progetti culturali. Il programma prevede una strana sintonia di corpi solitari che si presentano e ripresentano nello stesso spazio, il primo giorno in una rarefazione assoluta, il secondo in una cascata tropicale. Uno sbilanciamento voluto, che vi invitiamo a frequentare nella sua totalità. Incontrare il pubblico è la forma più bella di arrotondamento del calcolo solitario. Tropici a febbraio è ovviamente anche una primavera dell’Angelo Mai. La meteorologia è essenziale, pure”.
– Michele Pascarella
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